Uno tsunami di nome Grillo E a Varese ora cambia tutto

VARESE Piacciono meno che nel resto d’Italia, ma piacciono. In provincia di Varese lo ‘tsunami’ dei grillini è meno potente che altrove, ma la botta che il MoVimento assesta ai partiti è comunque forte.
Al Senato, con tre quarti delle sezioni da scrutinare, il M5S è al 17,4 per cento e si gioca con la Lega il ruolo di terzo partito del Varesotto. Alla Camera dei deputati, dove votano anche gli under 25, i grillini staccano il Carroccio di quasi quattro punti.

E con il loro 19,4 cominciano a tallonare il 21,6 ottenuto dal Pdl.
A Varese con il 16,2 hanno superato i padani, lo stesso succede a Busto, città grillina che elegge due deputati, dove hanno ottenuto il 19 per cento. E anche a Gallarate, con il 18,8, il sorpasso sull’Alberto da Giussano è cosa fatta.
Eppure, anche quando avrebbero tutte le ragioni per festeggiare, i grillini mantengono un basso profilo. Nessuna celebrazione in provincia di Varese, si sono dati appuntamento in un locale di Milano per seguire lo spoglio. Qui saranno anche oggi, in attesa dei dati delle elezioni regionali. E concederanno ai cronisti solo una breve conferenza stampa. Sì, perché così come la loro campagna elettorale, anche la festa dei grillini corre sulla rete. All’indirizzo beppegrillo.it/lacosa per tutta la giornata il voto è stato analizzato in diretta streaming, con interventi tra gli altri di Dario Fo, Marco Travaglio e Massimo Fini.
E utilizzando l’hashtag #tsunamitour, lo stesso impiegato nelle ultime settimane, i simpatizzanti hanno affidato a Twitter i loro commenti rispetto al responso delle urne. «Lo tsunamitour continua, adesso ancora avanti per spazzare via i rimasugli di questa spazzatura che è rimasta», cinguettano i militanti romani.
Mentre Amarildo afferma che «hanno spostato le elezioni a febbraio, perché se le lasciavano ad aprile l’onda dello tsunamitour cresceva al punto da travolgere tutto».
Parlano in Rete, insomma, i grillini. Avvicinarli non è semplice, anche perché tendono ad evitare i cronisti. «Questi ci hanno trattato male e adesso che odorano il boom cominciano?», scrive una militante in una mail girata tra gli attivisti. Eppure qualcuno che non si tira indietro di fronte ai taccuini c’è.
Come il neo onorevole Ivan Catalano, quinto in lista per la Camera ed eletto a Montecitorio. «Siamo molto soddisfatti, pensavamo di arrivare al massimo tra il 15 ed il 20 per cento, queste erano le nostre proiezioni», afferma. Però, il dato ottenuto in provincia di Varese è inferiore rispetto a quello registrato a livello nazionale.
«È solo con questa campagna elettorale che siamo riusciti ad esplorare la provincia», racconta, «prima avevamo dei gruppi concentrati nel capoluogo, a Busto, Tradate e Gallarate». Ma in queste settimane sono riusciti a convincere un gran numero di elettori. Già, ma chi vota il MoVimento5Stelle?
«Chi vuole un rinnovamento basato sulle idee, un cambiamento su temi come le energie rinnovabili e l’economia solidale, argomenti trasversali che non vogliono avere un’ideologia precisa». Ne è convinto anche Andrea Borgatti, capolista alle elezioni regionali: «l’elettore tipo non esiste, ci sono persone di ogni estrazione sociale ed opinione politica».
L’unico tratto in comune è rappresentato dalla «voglia di attivarsi e di cambiare, mettendosi però in gioco in prima persona». Su queste basi, il M5S si prepara allo spoglio delle regionali. «Secondo me saremo al 15, come per le politiche. Qui siamo andati peggio che nel resto d’Italia perché siamo a casa della Lega».
Carroccio che nemmeno nelle sue roccaforti è stato in grado di fermare le cinque stelle: a Cassano Magnago, la città di Umberto Bossi, è finita 19,5 a 17,1. Solo Maroni, al Senato nella sua Lozza è riuscito ad arginare l’onda.

s.bartolini

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