MARONI PARLA DA BELLERIO «ABBIAMO SALVATO LA LEGA»

MILANO «Missione compiuta. Abbiamo preso la Lombardia e salvato la Lega». Parola di Roberto Maroni. Perché quattro punti di vantaggio bastano per conquistare la Regione. Che ora, «finalmente» per i leghisti, sarà a trazione leghista. Un Roberto Maroni vittorioso, poco dopo le 21, ha fatto il suo ingresso da governatore nella sala stampa di via Bellerio, troppo piccola per contenere tutti i giornalisti assiepati in attesa delle sue prime parole.
Quelle di un leader che ha saputo rischiare.

Venendo premiato nelle urne. Anche per questo si è fatto aspettare. «Del resto – ha ricordato – mi sono giocato tutto. E ho vinto». Ai minimi storici a livello nazionale e regionale, in questo caso però paga il record di consensi della lista civica «Maroni presidente», ma con il sogno della Padania a un passo. «Padania libera», ha gridato infatti l’ex segretario Umberto Bossi, intervenuto per un saluto. L’atmosfera che si è respirata nella della Lega Nord di Roberto Maroni, infatti, è quella delle grandi occasioni. Storiche. Perché se per il Carroccio è un tracollo a livello nazionale, in realtà per la prima volta potrebbe realizzarsi il sogno della macroregione, con Lombardia, Veneto e Piemonte in mano proprio al Carroccio.
«Questo è ciò che a la Lega voleva. Questo è quanto uscito dal congresso federale – ha chiarito Maroni – perché il nostro disegno vuole mettere in relazione tutto il Nord e renderlo competitivo con Roma e Bruxelles. Sapevamo che per ottenere questo traguardo dovevamo allearci con il Pdl, e che questo ci avrebbe fatto perdere voti ma era più importante aprire una fase nuova». Su questa possibilità, evidentemente ha convinto i lombardi.
Così Roberto Maroni è riuscito a vincere la sua doppia sfida: garantire un futuro al suo partito, che ha retto tutto sommano bene il colpo causato dagli scandali degli ultimi tempi, e «ripartire dal Nord» e da quel sogno di trattenere sul territorio il 75% delle tasse versate dai cittadini. «Adesso dipenderà da noi – ha concluso Maroni – realizzare questo programma. Trattenere le nostre tasse. Ci siamo giocati tutto. E io mi sono giocato tutto. Il rischio era altissimo ma era forte anche la coscienza nella nostra forza».
I numeri, infatti, gli hanno dato ragione. «Non sono solito dedicare le vittorie, se non ai militanti. Ma questa sera voglio farlo: per una persona speciale che ho conosciuto e apprezzato: il capo della polizia Antonio Manganelli». Onore alle armi poi allo sfidante Umberto Ambrosoli. «Ci siamo sentiti al telefono – ha concluso Maroni – e gli ho garantito la possibilità di collaborare per il bene della Lombardia. Non faremo consociativismi. Perché al contrario di quello che ha potuto dire Pierluigi Bersani, io sono arrivato primo e ho pure vinto. Sia numericamente, sia politicamente». Alessio Pagani

s.bartolini

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