Tentò di soffocare l’amica «Non so perché l’ho fatto»

CADEGLIANO VICONAGO Tentò di soffocare l’amica di famiglia con un sacchetto di plastica: in aula parla la vittima. Maria Leggio, ex insegnante, ieri ha ripercorso le tappe di quel 29 gennaio 2012 che l’ha vista sfuggire alla morte davanti ai giudici del collegio presieduto da Anna Giorgetti.  «Gaspare Rallo venne a casa mia come faceva spesso – ha raccontato la donna – Mi aiutava, mi faceva la spesa perché io non potevo muovermi da casa. Gli ho fatto il caffè; lui era alle mie spalle: io scrivevo la lista per le compere». Rallo quella mattina si era portato un grosso sacchetto di palstica (di quelli per la raccolta dei rifiuti) ufficialmente per ripararsi dalla neve che quel giorno cadeva.

«È stato un attimo: mi ha infilato il sacchetto sino alla vita – ha detto Leggio – Io dicevo “Rallo ma cosa fai?” lui mi ha stretto le mani al collo. Sono riuscita a strappare la plastica con le unghie graffiandomi il viso. Ho gridato aiuto ed è arrivato un amico in visita al mio vicino». Rallo a quel punto «disse “sono un assassino, ho cercato di ucciderla ma non so il perché e vado a costituirmi” – ha raccontato la donna – Io gli ho detto che lo perdonavo, di non autodenunciarsi che avrebbe passato dei guai. Ma lui niente è corso via».

Rallo si è effettivamente costituito. «Ancora oggi non so perché l’abbia fatto», ha concluso Leggio che ha spiegato come Rallo abbia lavorato (senza fattura) nei cantieri della famiglia Leggio.

b.melazzini

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