Caro Piero, tu avresti voluto la prima pagina?

«Abbiamo scelto il rispetto per chi non c’è più, come chiesto dai famigliari». L’editoriale del nostro Matteo Fontana

Sparare la notizia in prima pagina senza pensarci su più di tanto, oppure rispettare la richiesta di riservatezza avanzata dalla famiglia, sentimento che ha contraddistinto tutta la vita umana e professionale di Piero Macchi?
Noi abbiamo scelto la seconda e non ci pentiamo di averlo fatto, puntando prima di tutto sul rispetto di chi non c’è più, come chiesto dai famigliari, in primis dalla figlia Giovanna, oggi amministratore delegato dell’azienda, che abbiamo doverosamente intervistato prima di pubblicare la notizia.

Notizia ben nota ormai a tutti, avendo fatto il giro di tutte i giornali e telegiornali non soltanto nazionali, che riguarda la scelta di Piero Macchi, fondatore della Enoplastic di Bodio Lomnago, scomparso la scorsa estate a 87 anni, il quale ha deciso di lasciare parte della sua eredità nella busta paga di dicembre dei suoi 275 dipendenti. Coloro che Macchi non ha mai considerato dei semplici collaboratori ma dei famigliari.
La generosità di un imprenditore nei confronti dei propri dipendenti è evidentemente diventata così rara da divenire addirittura clamorosa e sensazionale? Speriamo di no, anche perché, per fortuna, in provincia di Varese non mancano imprenditori che tutti i giorni lavorano negli stabilimenti a fianco dei loro collaboratori, trattandoli alla pari e non come numeri. Facciamo un nome su tutti, che forse può apparire scontato, quello di Giovanni Borghi. Un personaggio straordinario e indimenticabile che ha fatto il bene dei suoi dipendenti e quelli di tutto il nostro territorio, che può beneficiare ancora oggi delle sue intuizioni e della sua generosità.
Ma noi crediamo che anche oggi, nel 2016, ci siano sul nostro territorio tanti piccoli o grandi Borghi o Macchi, che prima di essere industriali sono uomini. Anche noi abbiamo voluto in questa circostanza essere prima uomini e poi giornalisti, rispettando la volontà precisa della figlia Giovanna, che si è fatta interprete dei sentimenti di suo papà.
La notizia sul nostro giornale è uscita come avvenuto su tutti gli altri quotidiani; abbiamo scelto però di non metterla in prima pagina né di farci un titolone. Il motivo è molto semplice; non lo avrebbe voluto per primo Piero Macchi, il quale ha fatto della discrezione e della riservatezza una stile di vita e professionale. Anche noi eravamo in possesso della lettera di accompagnamento dell’assegno ai dipendenti scritta di suo pugno dalla moglie di Piero Macchi, ma per gli stessi motivi abbiamo deciso di non pubblicarli, perché ritenevamo e riteniamo facciano parte dell’intimità della famiglia. I famigliari ci hanno chiesto anche di non pubblicare tutte le altre opere di beneficenza e credeteci sono davvero tante, che Piero Macchi ha promosso nella sua vita, come ci ha raccontato anche l’ex sindaco di Bodio Liborio Rinaldi da noi intervistato sull’argomento. Un imprenditore olivettiano lo ha definito Rinaldi, che riteneva praticamente un dovere ripagare in qualche modo il territorio in cui viveva e lavorava. Non andiamo oltre, altrimenti rischiamo di scrivere qualcosa che Macchi non avrebbe voluto si sapesse in giro.
Nell’articolo sulla Enoplastic che abbiamo pubblicato, abbiamo parlato con Giovanna Macchi del futuro di questa azienda conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Questo sì era un argomento di cui il fondatore parlava volentieri, come ha fatto anche durante l’ultima intervista video. Benché fosse anziano,
Macchi aveva l’entusiasmo di un ragazzino, pronto a mettersi in gioco tutti i giorni. Ci piace ricordarlo così, senza clamore come piaceva a lui, ma con l’orgoglio di potere parlare di un’azienda con un grande futuro davanti, proprio grazie al suo fondatore schivo e umile.