La giornata del donatore e la potenza di un piccolo gesto

L’editoriale di Alessandro Terranova

È strano ricevere ringraziamenti per un gesto che ormai è diventato quasi normale e abitudinario.
Ieri è stata la Giornata Mondiale dei donatori di sangue ed io sono andato a donare. Non che abbia scelto esattamente quel giorno per qualche motivo ideologico, semplice coincidenza di disponibilità tra i miei impegni e i posti liberi. E al centro trasfusionale non si respirava nemmeno aria di un giorno diverso dagli altri. «No, oggi non abbiamo avuto un particolare aumento di donatori –

mi dicono all’accettazione – anche perché ciò che rende speciale questo posto non è un giorno fissato a calendario, ma sono i volontari, la struttura e i donatori stessi. Tu incluso». Sentendo queste parole mi si è avvicinata un’anziana signora e, dopo avermi regalato un bellissimo – e un po’ sdentato- sorriso, mi ha stretto con forza la mano ringraziandomi «Io normalmente sono dall’altro lato, tra quelli che ricevono. Grazie per tutto quello che fate» . Parole che fanno sicuramente piacere e migliorano l’umore. Ma anche capaci di farti ricordare il motivo iniziale per cui quasi dieci anni fa decisi di iniziare a donare: in una piazza uno dei volontari mi disse «Hai mai pensato di salvare la vita a qualcuno con un piccolo gesto?».
Il mio impegno è davvero minimo – dopotutto non si tratta che di un’oretta e 450ml di sangue ogni tre mesi, perché è di questo che si sta parlando – ma il vero impegno e i veri ringraziamenti andrebbero a tutte quelle persone che si impegnano a far conoscere quanto sia semplice poter dare veramente un aiuto a qualcuno. Per fortuna esistono giornate come quelle di ieri.