L’antica devozione che i varesini nutrono per la figura della Madonna Addolorata

Le tre sculture provengono dal cinquecentesco gruppo scultoreo nell’abside di San Vittore

– Ha davvero bisogno di patroni, Varese. Affermazione niente affatto enfatica in questo periodo in cui è legittimo, anzi raccomandabile, rivolgersi ai santi cittadini implorando una vera e propria intercessione divina per le istituzioni pubbliche e le strutture sociali perché rispondano con sapienza ed efficacia ai bisogni del nostro tempo.

In questi giorni viene celebrato, ancora una volta, il Settenario della Madonna Addolorata co-patrona insieme a San Vittore della città di Varese e alla quale i varesini da secoli sono particolarmente devoti. Come consuetudine in occasione della festa liturgica che cade il 15 settembre la Basilica di san Vittore ha regalato un interessante carnet di appuntamenti tutti elencati sul sito istituzionale della Comunità Pastorale Sant’Antonio abate di Varese www.santantonioabatevarese.it .

Quella alla Madonna Addolorata è una devozione di antica data in città e particolarmente significativa, che unisce religiosità e tradizione popolare. Le tre sculture della Madonna Addolorata fra le Pie Donne provengono dal cinquecentesco gruppo scultoreo che raffigurava il Monte Calvario nell’abside della Basilica di San Vittore in parte realizzato da Andrea da Corbetta, che nel prestigioso cantiere della Basilica di Santa Maria del Monte aveva già lavorato alle sculture che si trovano nella Cappella dei Magi, poi completato dal cugino Giovanni Battista dopo la sua morte: a lui sono attribuite le due sculture della Maddalena e di Giovanni Battista oggi al Castello di Masnago.

Prima della realizzazione delle cappelle del Sacro Monte, nei due più importanti centri religiosi cittadini –San Vittore e Santa Maria del Monte- dalla metà del Cinquecento vengono dunque allestite grandi e scenografiche rappresentazioni sacre con statue e decorazioni fatte per stupire e che consentono allo spettatore di rivivere gli episodi narrati con immediatezza e immedesimazione, in un momento storico in cui ogni raffigurazione sacra si carica di forti significati.

Al pari degli altri complessi devozionali, anche il formidabile Calvario presente nell’abside di san Vittore ad un certo punto viene smantellato e i suoi elementi vengono in parte ricollocati nella vicina chiesa di San Lorenzo.

In occasione di questo trasferimento, che avvenne il 30 maggio 1678, accadde un fatto miracoloso che cambiò il corso degli eventi e dal quale ebbe origine la devozione alla Addolorata e l’affidamento del Borgo alla sua intercessione.

Narrano le cronache che per tutto il percorso dalla basilica alla chiesa di San Lorenzo apparvero e rimasero visibili sopra la testa della Madonna tre stelle. Tanto bastò perché almeno le tre statue miracoloso non fossero spostate da San Vittore, trovando una collocazione sull’altare della cappella Dralli (oggi nota come cappella della Addolorata) dove ancora sono venerate.

Per celebrare l’evento e l’affidamento del borgo alla Addolorata, ovvero “Nel solenne accompagnamento fatto dalle divote Donzelle di Varese alla statua della Addolorata Regina dell’Universo nella di Lei gloriosa traslazione” come recita il frontespizio, venne dato alla stampa un volumetto nel maggio 1678 contenente sonetti e madrigali dedicati alla nostra Addolorata composti da notabili varesini al pari di Cesare Mozzoni ma anche dalla Badessa del Monastero delle Romite Ambrosiane.