Renzi ignora:«le correnti e gli spifferi»

Il premier: «Non ci si dimette solo per un avviso di garanzia». Snobbata la minoranza dem

Fine settimana intricato per Matteo Renzi: il premier è alle prese con gli attacchi per gli indagati rimasti nel suo governo dopo le dimissioni da ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi e con le critiche della minoranza del Partito democratico.

«Non caccio gli indagati… ci si dimette per questioni politiche ed etiche non per gli avvisi di garanzia». Intervistato da “Repubblica” il presidente del Consiglio Matteo Renzi esclude che dopo le dimissioni di Maurizio Lupi tocchi ora ai sottosegretari indagati lasciare l’incarico. «Ho sempre detto che non ci si dimette per un avviso di garanzia». Il premier esclude poi cambiamenti sulla legge Severino: «La modifica della Severino non è all’ordine del giorno, non è un tema in discussione».

A proposito delle dimissioni di Lupi, Renzi osserva: «Ho chiesto le dimissioni a Orsoni quando, patteggiando, si è dichiarato colpevole. Ho commissariato per motivi di opportunità politica il Pd di Roma nonostante il segretario locale fosse estraneo alle indagini. A suo tempo avevo auspicato il passo indietro della Cancellieri sempre con una motivazione strettamente politica. Altro che due pesi e due misure: le dimissioni si danno per una motivazione politica o morale, non per un avviso di garanzia».

Il premier però deve fare i conti anche con la minoranza interna: «Un anno e mezzo fa, prima gli iscritti e poi milioni di elettori con le primarie ci hanno affidato la guida del Pd. Ci hanno chiesto di rimettere in moto l’Italia, realizzando finalmente le riforme che attendevano da troppi anni. Perciò sentiamo questa grande responsabilità e compiamo le nostre scelte pensando ai nostri connazionali, non alle correnti, agli spifferi o alle polemiche interne», ha scritto Renzi su Facebook.n