«Ho una storia da finire di scrivere. “Dhaula”, arriverò su fino in cima»

Marco Confortola in Nepal per il suo decimo ottomila in carriera: La Provincia di Varese scala con lui

Il Dhaulagiri è un bestione di 8.167 metri, imponente e massiccio, bellissimo. La “Montagna Bianca”: così lo chiamano i nepalesi; e vederlo in tutta la sua grandezza, mette paura e rispetto allo stesso tempo.

Ecco la prossima sfida di Marco Confortola, l’alpinista valtellinese che ha messo nel mirino il gigante nepalese per raggiungere così il decimo ottomila del suo straordinario palmares: partenza domani sera da Malpensa, due giorni sballottato tra gli aeroporti prima di raggiungere Katmandu, poi via verso il campo base con il tentativo alla vetta previsto dopo il 20 maggio, in quella finestra di bel tempo concessa dai monsoni che consente l’attacco agli ottomila himalaiani. «La scelta era tra il Dhaulagiri e il Kangchenjunga – dice Confortola – perché sono gli ultimi due ottomila nepalesi che ancora non ho scalato: poi, ho deciso per il “Dhaula”».

Già, perché qui c’è una storia da continuare a scrivere. «Nel 2015 ero al campo base del Dhaulagiri, quando è arrivato il terremoto che ha devastato il Nepal: tutto tremava, sembrava la fine del mondo. Ovviamente la spedizione, dopo quel disastro, non aveva più senso e abbiamo cercato di fare di tutto per aiutare quella popolazione così duramente colpita. Abbiamo toccato con mano il loro dolore, la loro disperazione, i loro bisogni: e quell’esperienza mi ha segnato. Tanto che, con l’aiuto di tanti amici, ho portato avanti un progetto che ha portato alla costruzione di una scuola in quella valle: scuola che ho avuto l’onore di inaugurare giusto qualche settimana fa».

Ecco perché il Dhaulagiri: «Perché c’è una storia da continuare a scrivere, appunto: voglio dare seguito a quel cammino iniziato nei giorni tragici del terremoto, e continuato fino alla festa dell’inaugurazione. Ora manca lui, manca il “Dhaula”: non potevo non tornare».

Marco Confortola non sarà solo, nella sua spedizione: «Tenterò la cima insieme a Mario Casanova, il gestore del rifugio Mantova-Vioz: lui vive a 3.500 metri da più di trent’anni, sa cosa significa: è alla sua prima esperienza himalayana, ma sono certo che se la caverà benissimo. E poi, c’è una storia nella storia: io sono lombardo, lui è trentino. Se fossimo ai tempi della prima guerra mondiale ci spareremmo addosso, ora invece tentiamo insieme un ottomila: mi piace sottolineare questa cosa, visto che ricorre l’anniversario della Grande Guerra».

Mesi di allenamenti, preparazione minuziosa di ogni più piccolo dettaglio, ora è il momento di partire: «Ho lavorato, ho lavorato duramente per questo obiettivo e non ho nulla da recriminare: mi sono allenato tanto e bene e mi sento pronto. Poi, come sempre, sarà la montagna a decidere se lasciarci salire o meno. A tutti i miei tifosi dico di seguirmi, attraverso la mia pagina Facebook: la aggiornerò ogni volta che sarà possibile».

E insieme a Confortola, ci sarà anche la Provincia di Varese: «Porterò idealmente con me tanti amici: dai grandi sponsor fino ai più piccoli, e tutti quelli che mi stanno vicino. Tra cui voi e i vostri lettori, che davvero mi fanno un grande tifo: mi piacerebbe portare a quota 8.167 anche un pezzo di Provincia di Varese».