«Il Varese dei varesini si salverà in B. E il Sei Nazioni è una festa, non vittorie»

Il presidente Malerba: «Potevamo prendere gente da fuori ma lottiamo con spirito e forze solo nostri. Centomila biglietti già venduti per le partite dell’Italia perché il rugby è spirito e sport, non risultato»

Domenica scorsa a Novara, a metà della ripresa, il Rugby Varese si trovava sotto di undici punti, 36 a 25 contro la squadra ultima in classifica. Perdere sarebbe stato con ogni probabilità un grosso passo verso la retrocessione. Invece, dopo il massimo vantaggio dei piemontesi, è scattata una scintilla, da cui è nata una rimonta tanto bella ed emozionante quanto importante. I Leoni di Giubiano hanno portato a casa i cinque punti vincendo per 36-41, riducendo a sette punti il margine dalla quota salvezza.

Sugli spalti del centro sportivo novarese era presente come sempre il presidente Stefano Malerba, che ha ammirato la rimonta di cuore e di coraggio dei suoi ragazzi. Un successo che commenta così: «Perdere quella partita avrebbe comportato oggettivamente delle difficoltà nel nostro cammino per arrivare a salvarci. Sono dell’idea che questa squadra abbia le possibilità per vincere tutte le partite che vuole. È fondamentale avere confidenza nei propri mezzi e soprattutto essere cinici quando serve esserlo».

Quella di Novara è stata un rimonta inattesa perché, sul meno undici, i padroni di casa sembravano lanciati verso la vittoria mentre il Varese stava faticando tantissimo a tenere il campo: «Assolutamente, però i ragazzi hanno dimostrato di essere ancora vivi, e soprattutto hanno fatto vedere una volta di più di essere una buona squadra. Ripeto, queste vittorie servono per prendere confidenza ed essere fiduciosi per il futuro. Quella di domenica non era una partita facile da approcciare, perché Novara era sì ultima in classifica ma ha dato del filo da torcere a molte squadre in casa». Ora arrivano tre settimane di sosta, che sono salvifiche per i Leoni: «Ne abbiamo assolutamente bisogno, dobbiamo recuperare certi elementi che sono fondamentali per noi. Sapevamo che sarebbe stato un campionato difficile, però c’è anche da dire che abbiamo perso almeno quattro partite per episodi, che ci sono andati a sfavore. Penso ad esempio a Capoterra, Piacenza, Parma ma anche Lecco. Ce la siamo giocata un po’ con tutti, a parte una partita storta con Milano. Questo mi fa credere che non siamo inferiori a nessuno».

Salvarsi sarebbe un miracolo nel miracolo, partendo dalla stessa essenza del Rugby Varese: «Stiamo dimostrando di poter stare in questa categoria, e lo stiamo facendo con il nostro spirito e con le nostre forze, questa è la cosa che mi rende orgoglioso. Stiamo lottando per restare in Serie B contando solo sui nostri ragazzi, quelli che sono cresciuti qui. Incontriamo squadre che si rinforzano prendendo giocatori da fuori, per cercare i risultati. Se noi avessimo ragionato come loro, adesso probabilmente saremmo già salvi, ma non saremmo noi. Noi siamo questi, gente di Varese, e sono assolutamente fiducioso del fatto che proprio grazie a questo nostro spirito ci salveremo. Questa per me è una squadra da Serie B, poi il tempo ci dirà se siamo maturi abbastanza per restarci, ma io ci credo».

La pausa di tre settimane è dovuta all’inizio del Sei Nazioni. Nei giorni scorsi le prevendite per le due partite all’Olimpico di Roma contro Inghilterra e Scozia hanno quasi toccato quota 100mila biglietti. Si va quindi verso una nuova ondata di entusiasmo per la nazionale azzurra, quasi a sorpresa perché i risultati non sono stati esaltanti nell’ultimo anno. La spiegazione a tutto ciò ce la dà lo stesso Malerba, ed è una risposta in cui c’è tutta l’essenza del rugby: «Non è un entusiasmo ingiustificato nel momento in cui vivi un avvenimento del genere come una festa e non come la ricerca esasperata di un risultato. Tutti i tifosi di rugby vivono questo torneo come una festa, e mi piace perché questo è il rugby. Per come siamo fatti noi in Italia, i risultati nello sport diventano il fattore trainante dell’entusiasmo, mentre al Sei Nazioni si sta insieme e ci si diverte, passando una bella giornata a vedere rugby. Questo sport, per chi ancora non lo conoscesse del tutto, è così. È strano, è vero, ma questa è una caratteristica che molti altri sport dovrebbero mutuare dalla palla ovale». Il presidente, che oltre all’Italia è anche un tifoso degli Springboks sudafricani, andrà come ogni anno a vedere all’Olimpico il Sei Nazioni: «Vado quasi ogni anno a seguire l’Italia con i miei vecchi compagni di squadra di trent’anni fa, con cui ho mantenuto una bella sintonia. È un modo per divertirsi, per vedere una partita di rugby e per stare assieme. Meglio di così non si può».