La tecnologia aiuta lo sport. Ma deve riuscire a stare al passo

Il videocheck è sbarcato anche in A1 femminile, ma non senza polemiche: da ridurre i tempi di attesa

La tecnologia ha sempre strizzato l’occhio allo sport: negli anni Settanta, con la diffusione della televisione e di programmi come Novantesimo minuto, la tecnologia accompagnava lo sport nella sua parte più ludica. Con il passare degli anni e l’avvento di nuove tecnologie sempre più all’avanguardia la tecnologia nello sport ha ricoperto un ruolo di supporto alla statistica dei vari incontri, con le squadre che fanno vere e proprie sessioni video per preparare le partite. Negli ultimi anni, la tecnologia si affianca prepotentemente alla figura dell’arbitro, che, per limiti dell’occhio umano, può fare una scelta sbagliata e vanificare il lavoro di squadre che investono tanto nello sport e vogliono che quest’ultimo sia quanto più obiettivo possibile.

Uno dei primi sport in cui si è utilizzata la cosiddetta moviola in campo fu il rugby nel lontano 2001. Nel calcio è una tecnologia che si sta affermando da poche stagioni, soprattutto per i goal fantasma. Viene naturale pensare che il volley, dove i palloni viaggiano a velocità molto alte percorrendo pochissimo spazio, sia il luogo di crescita adatto per questo tipo di tecnologia.

Nella pallavolo maschile è un ottimo strumento di supporto agli arbitri, con esiti abbastanza positivi: basti ricordare che il videocheck ci ha letteralmente portato alla finale olimpica a Rio 2016 con Zaytsev che va a pizzicare la linea di fondo al servizio nell’indiavolata serie di tre ace su tre nel finale di match contro gli Stati Uniti.

Da quest’anno la tecnologia del videocheck ha preso piede anche nel campionato italiano di serie A1 femminile, non senza polemiche e problemi, primo tra tutti la notevole dilatazione dei tempi di gioco. Nel maschile il videocheck non influisce tanto sui tempi totali del match, poiché è un gioco molto più veloce e potente rispetto alla pallavolo femminile, basato soprattutto sulla pazienza e la pura tecnica, dove gli scambi possono durare anche un minuto. Inoltre è una tecnologia nuova per il sistema pallavolistico femminile nostrano e ha bisogno di assestarsi per svolgere il proprio compito al meglio: nelle prime tre giornate è

stato oggetto di critiche pesanti per via di alcune scelte su cui non è stato possibile giudicare attraverso l’obiettivo delle telecamere ad alta frequenza. Il sistema prevede 16 telecamere che coprono la totalità del campo e anche il tavolo del segnapunti, per prevenire al minimo anche gli errori umani nel refertare il match. Chissà se nel match di domenica al Palayamamay, il videocheck sarà fondamentale per le decisioni arbitrali: visto il peso delle attaccanti che si scontreranno, Egonu e Diouf su tutte, sarà di certo un’arma importante. Sempre che i tempi di attesa e gli errori si riducano notevolmente.