«L’Italia vince sempre grazie alla difesa»

Semplicemente Boscia Tanjevic, coach dell’ultima Nazionale che è riuscita a salire sul tetto d’Europa: «A questa squadra manca un De Pol, ma può farcela. La mia impresa più bella? Battere Varese nel ’79»

Una “lectio magistralis” sull’importanza della difesa, con tanto di esempi portati direttamente dalla cattedra, quella di campione d’Europa anno di grazia 1999. Oppure un viaggio sulla macchina del tempo, sospeso tra un presente da spettatore e un passato da attore: l’esperienza del secondo scorre nel primo e illumina le opinioni. Racchiudere le parole di Bogdan “Boscia” Tanjevic in qualsivoglia definizione è controproducente, deleterio, impervio in modo imbarazzante. Inutile. Conviene fare le orecchie capanna, cogliere gli attimi e riportarli con l’umiltà dello scrivano.

L’impressione è che siano ancora un po’… Così… Non mi sta piacendo tanto la difesa, ecco. Però non penso sia assolutamente il caso di fasciarsi la testa prima di cadere.

Di voglia. Bisogna produrre il massimo sforzo dietro per vincere le partite. Agli Europei non si gioca per segnare un punto in più dell’avversario: conta dare tutto perché gli altri ne facciano uno in meno.

Sì ma non serve nemmeno esagerare: in fondo hanno solamente perso una partita, di due punti. Questa nazionale può anche sfruttare un precedente illustre, conclusosi peraltro con una bella vittoria…

Anche nel 1999 iniziammo piuttosto male. Perdemmo contro la Croazia giocando un brutto basket: sembravamo una squadraccia. Nella seconda partita contro la Bosnia vincemmo, rischiando tantissimo: i loro tiratori la mettevano dappertutto, anche da otto metri. Poi iniziammo a crescere.