«Nel mio mondiale non c’erano bugie. Ridatemi la dignità»

Il nostro Giovanni Toia intervista Alessandro Ballan, iridato a Varese nel 2008 e assolto dall’accusa di doping

E’ finito a fondo pagina Alessandro Ballan. E’ stato assolto dall’accusa di doping dalla magistratura ordinaria di Mantova e con lui tutta la sua ex squadra(Lampre), ma la notizia che il “fatto non sussiste” per il campione del mondo 2008 non ha avuto la medesima eco o lo stesso clamore mediatico di cinque anni fa quando venne sbattuto in prima pagina come corridore dopato, quello che aveva barato, tanto da offuscare addirittura l’iride conquistato con merito in quel magico pomeriggio di fine settembre.

No. Ormai so come vanno le cose in Italia. Fa più scalpore la notizia che potresti aver commesso qualcosa di illecito che non quella che vieni riabilitato perché non hai commesso nulla. E se anche ti difendi, proclami la tua innocenza, in pochi ti credono. Il sospetto è radicato. Però adesso voglio pubblicizzare questa mia situazione, voglio che la gente sappia come sono andati veramente i fatti.

Soddisfazione poco o nulla. Tanto invece il rammarico per il lungo tempo trascorso che si sarebbe potuto accorciare e sarei potuto rientrare in gruppo. E in questi cinque anni tanti altri corridori hanno smesso e si sono messi a fare altro quando avrebbero potuto continuare a fare i corridori professionisti.

Questo sì: l’ho sempre saputo. Ma era autentica anche la vittoria al Fiandre, veri i tre podi della Parigi-Roubaix, la corsa di Amburgo, la maglia di leader alla Vuelta che misi dopo una vittoria di tappa. Il Giro di Polonia.

E non ho mai corso con la testa libera. Il pensiero del sospetto mi ha condizionato.

Anche.

Rimane la squalifica sportiva e questo non mi permette di correre per un club della categoria Professionale. Chi ha subito una squalifica superiore ai sei mesi non può essere tesserato per queste società che hanno sottoscritto un codice etico e fanno parte del movimento francese MPCC.

Diciamo che c’è uno sponsor che vuole a tutti i costi che rientri in gruppo. E’ la Wilier. Costruisce biciclette ed il mondiale a Varese l’ho vinto proprio con una bicicletta Wilier.

Non faccio previsioni. Stiamo lavorando. Spero nei prossimi giorni di sapere qualcosa. L’entusiasmo è tanto e mi piacerebbe tornare a correre anche per ringraziare quelle persone che mi sono sempre state vicine a cominciare da mia moglie che mi ha dato una grandissima mano quando non avevo voglia nemmeno di uscire di casa e non solo di salire in bicicletta per allenarmi.

Mi piacerebbe tantissimo e sarebbe bellissimo ricominciare proprio da Varese il nuovo cammino. Ci tengo.