«Partiamo dai bambini per formare campioni»

Gianfranco Ponti, Fabio Tedeschi e Fabio Colombo in redazione per raccontarci il sogno “Ignis 1960”

Metti un pomeriggio in redazione a parlare di Ignis. Intesa non (o meglio: non solo) come epopea sportiva che fa parte del dna di ogni appassionato varesino di pallacanestro, ma come nuova realtà cittadina del basket giovanile. Fabio Tedeschi, presidente della Basket Varese 1960, Fabio Colombo, amministratore delegato della stessa, e Gianfranco Ponti, supporto economico e operativo dell’iniziativa, ce l’hanno spiegata dalla a alla z. Dando una risposta, in qualche caso, anche a tanti “perché” utilizzati da detrattori locali e forestieri per bocciare o contestare a scatola chiusa. Ecco quanto emerso dalla lunga chiacchierata.

: Tutto nasce da una serie di domande: è mai possibile che negli ultimi 25 anni a Varese non sia mai venuto fuori un giocatore di serie A? E’ possibile che personaggi che hanno amato Varese come Aldo Ossola o autentici maestri di pallacanestro come Dodo Rusconi siano ai margini dell’attività cestistica, soprattutto quella giovanile? Per dirne una: quando ho proposto l’idea ad Aldo mi ha abbracciato: «Nessuno, negli ultimi quarant’anni, mi ha mai chiesto una cosa del genere».

/> : I campioni che sono al nostro fianco oggi io li vedevo a cena a casa mia tutte le settimane. E mi sentivo un privilegiato per avere questa fortuna. Ciò che hanno fatto Aldo, Dodo e gli altri è una fiamma che ha incendiato questa città e non si è ancora sopita. È bastata una stagione come quella del 2013 a far capire come il passato, qui, covi sotto la cenere. E allora vogliamo ripartire dal settore giovanile per riaccendere questa fiamma, presente non a caso anche nel nostro logo.
: Il mio coinvolgimento non è altro che una logica conseguenza di un percorso. Due anni fa, innanzitutto, mi resi disponibile per la gestione del settore giovanile della Pallacanestro Varese, insieme a Fabio Tedeschi. L’idea era piaciuta, Vescovi aveva già detto sì, ma in società sono tornati sui loro passi. L’anno scorso, poi, quando manifestai l’intenzione di entrare nella stessa Pallacanestro Varese, ho affermato fin da subito che avrei voluto potenziarne anche la base giovanile. Siamo arrivati a oggi e a questo progetto. Che ho sposato in pieno, chiedendo però che le iscrizioni fossero gratuite.

: Non abbiamo inventato nulla: la Ignis dei tempi faceva le leve in modo assolutamente gratuito.
: L’intenzione è stata quella di allargare il più possibile la base. Vogliamo intercettare anche i bambini che, per ragioni economiche, non avrebbero la possibilità di iscriversi al minibasket: tra loro potrebbe nascondersi un potenziale campione. Una chance, a quell’età, deve essere data a tutti.
: Chi avrà voglia di rispettare le nostre regole e i criteri morali con cui imposteremo il progetto sarà il benvenuto. Noi non proponiamo le iscrizioni gratuite ai ragazzi di 17 anni: quella sì che sarebbe una concorrenza sleale.

: Partiamo da uno spirito che viene dal passato, ma guardiamo saldamente al futuro. Ai ragazzi di oggi vogliamo dare modo di diventare campioni di sport e di vita, a contatto con persone che possono essere dei maestri irripetibili. Si tratta di una grande opportunità: quella di crescere imparando lo spirito di sacrificio e il rispetto dell’altro.
: «Non siamo dei nostalgici: siamo qui per aiutare le nuove leve a costruire il loro futuro. Alla Ignis non verrà insegnato a vincere subito, ma semplicemente a giocare a basket e a ripetere una storia fulgida con l’ausilio di personaggi d’eccezione».

: Oltre a Rusconi, responsabile tecnico, e Ossola, ci daranno una mano Maurizio Gualco, Massimo Lucarelli, John Mondello, Dario Cappelli, il medico Mauro Modesti e il preparatore atletico Cecco Lenotti. Sono inoltre coinvolti Alessandra Piazzon, Giorgio Borghi e Chiara Olivieri.
: È bastato solo spendere il nome Ignis per creare tanto entusiasmo in città e nell’ambiente. Alla presentazione ufficiale del 30 aprile ci sarà anche Dino Meneghin. Quando glielo abbiamo comunicato ci ha risposto: «Sono già in macchina».

: Seguiremo le idee di Dodo Rusconi, tra cui alcuni concetti fondamentali come il giocare su campi sottodimensionati: sarà più difficile, ma svilupperà velocità e capacità di reazione. Non ci sarà la regola del “ogni bambino un pallone” come accade spesso nel minibasket: la palla è un bene comune, bisogna iniziare fin da subito a capirne l’importanza. Per quanto riguarda le regole, basilari saranno lo spirito di squadra, il rispetto delle persone e delle cose: no parolacce, no bestemmie, niente spogliatoio in disordine dopo gli allenamenti. Tutto ciò sarà anche una sorta di contropartita per il fatto di giocare gratis: daremo a tutti una possibilità, ma in cambio pretenderemo impegno.: Le annate di riferimento saranno il 2004, 2005 e 2006. Il nostro focus sarà dunque il minibasket, ma non coinvolgerà bambini troppo piccoli: l’età giusta per iniziare sono i dieci anni.: La preparazione atletica sarà un aspetto che cureremo particolarmente: ci sono ragazzi di dieci anni che non sono nemmeno capaci di correre correttamente. Prima di insegnare basket si passerà da quello; non per nulla abbiamo coinvolto un professionista del calibro di Lenotti.

: La società è stata affiliata alla Fip come Basket Varese 1960. Ignis comparirà sulle nostre divise da gioco come una sorta di “sponsor”, operazione pienamente legittima perché marchio comprato e depositato per noi da una società lussemburghese.: È stata la stessa federazione a suggerirci questa via dopo i problemi iniziali. Ignis incarnerà il nostro spirito, quello rappresentato da persone come Aldo e Dodo.: Ci siamo messi fin da subito nell’ottica di giocare con il nome Ignis e ce l’abbiamo fatta.

: Le prime selezioni, al via il 2 maggio dalle ore 16 (per info c’è il sito www.ignisvarese.it ndr), avverranno nella storica palestra di via XXV aprile. Per il prosieguo abbiamo trovato un accordo con il Cus al fine di utilizzare la nuova palestra dell’Università dell’Insubria. Il rapporto con l’ateneo sarà ad ampio respiro, a partire da un camp estivo che vedrà la partecipazione anche di Arijan Komazec per arrivare a una collaborazione più ampia (nel binomio studio-sport) e che riguarderà il futuro degli stessi ragazzi che fra qualche mese avremo nelle nostre squadre.

: Non c’è alcuna preclusione di sorta, anzi: piena disponibilità. Il nostro progetto non è contro niente e nessuno. : Vogliamo solo proporre qualcosa di differente, senza per questo giudicare sbagliato il lavoro degli altri.