Per la prima volta incompleti. Il “noi” di Caja serve come il pane

Varese senza Waller e contro una Virtus con due prime punte come Gentile e Aradori

Le prime volte, per qualcuno le ultime. Forse l’ultima.

La prima volta del “Cubo”, l’opera che proietta la società in un futuro dove però l’apparenza dovrà sempre cercare di coniugarsi alla sostanza: sarà una sfida eterna qui sotto al Sacro Monte del basket, da non sottovalutare mai.

La prima volta del nuovo inno della Pallacanestro Varese,”Come nella vita”, scritto dal preparatore atletico biancorosso Marco Armenise: non siamo critici musicali e quindi non esprimiamo giudizi qualitativi (che sarebbero strettamente personali); ci auguriamo, semplicemente, che porti un po’ di fortuna, quella che a volte si pesca nei particolari, anche in quelli che paiono inutili.

La prima volta di una Varese incompleta, almeno in gare ufficiali nella stagione 2017/2018. E l’assenza di Antabia Waller è una defezione in una truppa cui Attilio Caja – per necessità ma anche per virtù – ha insegnato a giocare insieme, a essere “noi” invece che “io”, ad amarsi vicendevolmente tra i suoi componenti: fa meno male, quindi, che l’assenza di un uomo solo al comando in un gruppo di gregari.

Fa meno male non significa che non lo faccia del tutto: sono sempre 11 punti di media che se ne andranno (probabilmente per un mese) uniti all’unico tiratore puro presente nel roster. Ma la creatura dell’Artiglio sa sacrificare ogni cosa sull’altare del “noi”: e la vittima di turno sarà la sfortuna.

Pallacanestro Varese-Virtus Bologna, un ’ennesima volta. Rimasta uguale in due nomi che fanno tremare i cuori, soprattutto se uniti da un trattino che le mette insieme su un rettangolo 15×28 metri, anche se tutto è cambiato, dentro e fuori dallo stesso.

Bologna pone uno accanto all’altro due dei primi dieci marcatori della Serie A 2017/2018, e il fatto che siano due giocatori italiani fa viaggiare per un attimo su una sorta di macchina del tempo. Sono Alessandro Gentile (17,5 punti a partita) e Pietro Aradori (15,8): chiaro che il focus si concentri su di loro, che assicurano quasi metà del fatturato offensivo virtussino (80,2 punti segnati a partita contro i 73,8 dei biancorossi) e che in due racchiudono un arcobaleno di pericolosità da temere.

Dietro di loro un esercito simile a quello varesino, almeno per una sorta di comunismo del gioco d’attacco: Lafayette, Lawson, Slaughter, Umeh, Ndoja e Stefano Gentile: cifre simili, uguali possibilità di colpire come alternativa alle due principali bocche da fuoco.

Vaticinare i temi tattici di una gara della Openjobmetis di Attilio Caja ormai è facile: difesa, difesa, difesa. Corsa, corsa, corsa in contropiede per trovare quei punti facili che valgono doppio in assenza di un talento offensivo diffuso.

E poi percentuali, percentuali, percentuali, altalenante tallone d’achille di un gruppo che finora ha raccolto meno di quanto ha seminato.