«Umiltà, sudore e programmazione. Il sogno è arrivare in C tra tre anni»

Il direttore Massimo Radicchi e il progetto Varesina: «La nostra forza è la società: la famiglia Di Caro merita un premio»

La Varesina che scenderà in campo per il terzo anno consecutivo in Serie D sarà la Varesina di Massimo Radicchi, il nuovo direttore sportivo delle fenici. L’ex capo degli osservatori del Milan per la Toscana e Liguria e direttore sportivo del San Marino nella stagione 2009/2010, dal primo luglio scorso ha sposato, ufficialmente, il mondo rossoblù; un mondo che vuole vivere, far cresce e che l’anno scorso ha abbracciato la salvezza anche grazie al suo aiuto da dietro le quinte. Ed è proprio in quel momento che è iniziata l’avventura a Venegono Superiore – paese che si lega indissolubilmente alla famiglia Di Caro, secondo il neo ds – di Massimo Radicchi, che ora punta a un futuro radioso e a tinte rossoblù.

Un’aria buona. L’ambiente è motivato e ci sono tutte le condizioni per non ripetere una stagione come la scorsa. A partire dalle persone; sono arrivati uomini umili, consapevoli, vogliosi e pronti a sudare la maglia.


Sono state quasi tutte trattative lunghe, anche perché l’ultimo campionato ha influito sul giudizio iniziale. Ma quando i calciatori sono entrati in contatto con il nostro mondo, conoscendo soprattutto la società, hanno capito cos’è la Varesina e ci hanno scelto senza esitare.

Si riferisce a Marco Giovio, un giocatore che il dg Matteo Di Caro ha sempre apprezzato e voleva già lo scorso anno. Lui conosceva già tutto della Varesina e ha accettato subito la nostra proposta; è stata la trattativa più facile e corta

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Una salvezza tranquilla.


Non nego che ci piacerebbe essere la sorpresa della stagione, ma dobbiamo mantenere i piedi per terra; i risultati si ottengono solo con umiltà e programmazione. E la Varesina, di programma, sta cercando di portarne avanti uno per arrivare in Serie C fra tre anni. Speriamo che si possa realizzare, anche perché il lavoro straordinario della famiglia Di Caro meriterebbe di essere premiato.


É stata una stagione brutta e da dimenticare, conclusa però con una salvezza che è stata possibile grazie alle scelte della società. Il mio ruolo? Io ho semplicemente dato dei consigli al dg Di Caro su alcuni giocatori che avrebbero aiutato la squadra a raggiungere il proprio obiettivo.


Si è così. Al tempo ero ancora sotto contratto con il Milan e non potevo espormi in prima persona, però ho iniziato a conoscere la proprietà e chi lavora nel club; si è creato un grande rapporto e quando il Presidente mi ha chiesto di diventare il nuovo direttore sportivo ho accettato.


La presunzione. Quando lo spogliatoio ha questo atteggiamento non capisce che sta navigando verso il caos. Questo ha portato ad un momento nel quale andavano prese delle decisioni forti, che la Varesina è stata brava e capace di imporre.


Significa che la Varesina lavora molto bene con i giovani, che sono per noi una fonte da cui attingere; infatti porteremo in ritiro dei ragazzi tra il 2000 e il 2002. Personalmente stimo molto Roberto Samaden (Responsabile del Settore Giovanile Inter) e sono convinto che far parte di un progetto come questo, con a capo una grandissima società come l’Inter, sia una grande opportunità per tutti.


Sono più distante dalla mia famiglia e da mio figlio, che vedo nei weekend, però loro sanno che sono a lavorare quindi mi capiscono e io riesco a fare il mestiere che amo al meglio delle mie possibilità. Obiettivi personali? Credo in questo progetto, quindi spero di rimanere qui e di crescere professionalmente.


Direi che la prima squadra si sta muovendo molto bene, con Mirabelli che sta compiendo un grande lavoro. Sono pessimistico sul Settore Giovanile; l’allontanamento di Mauro Bianchessi (ex Responsabile dell’Attività di Base e uno dei migliori capo scouting rossoneri) ha privato i rossoneri di un grande professionista.

Entrambi li ho portati al Brescia: il primo è Federico Agliardi, che mi ha stupito e ancora oggi gioca ad alti livelli. Mentre a deludermi è stato Simone Del Nero; in lui credevo tantissimo e sono convinto che avrebbe potuto dare molto di più.

Ce ne sono tanti, soprattutto tra i giovani. S devo sceglierne uno dico Andrea Mira.