«Una maglia ancora sporca di terra e sudore. E di battaglie»

Simbolo - Sean Sogliano e la sua divisa

La maglia di Sean Sogliano è nostra, e per quanto ci riguarda non è che ci fossero molti dubbi. L’abbiamo portata a casa, partecipando così all’asta per Fuck the cancer e mettendo il nostro piccolo mattoncino alla costruzione di quel miracolo che è stata la giornata di sabato al Franco Ossola.
La maglia è già stata incorniciata e oggi verrà appesa in redazione a imperitura memoria del nostro passato e di come gira il mondo.

La mitica numero 6 del Perugia è un simbolo, e Sean appena è venuto a sapere che ce l’eravamo accaparrata ha voluti festeggiare con noi: «Quella maglia – ha detto – è ancora sporca di terra: proprio come le nostre battaglie». E ancora: «Per quanto mi riguarda sono felicissimo che sia finita a voi e che resterà appesa nella vostra redazione».
Un simbolo, già. Perché per chi lavora qui dentro, Sogliano rappresenta un po’ il punto di partenza: questo giornale è nato con il suo Varese e con il suo Varese (suo e di suo padre Ricky, ca va sans dire) è cresciuto. Quel Varese ci ha insegnato tante cose e ci ha portato per mano in tutte le battaglie che da queste pagine abbiamo combattuto. Ma soprattutto, Sogliano e quel Varese ci hanno insegnato a non accontentarci mai, a non accettare nulla che non sia semplicemente meraviglioso.
La maglia di Sogliano ci darà una mano, tutti i giorni: basterà guardarla per ascoltarne lo spirito. Ci piacerebbe non essere i soli, a ricordare quello che c’è dietro e dentro a quella maglia. C’è un modo di affrontare le cose, che è un modo di scendere in campo ma anche di vivere. C’è una montagna di valori e nemmeno l’ombra di un compromesso. C’è una faccia pulita. E chi tradisce queste cose qui, sia chiaro, con noi ha chiuso per sempre.