Grande, grosso e… Baff. Festival al via tra gli applausi

Il Busto Arsizio Film Festival inizia con il tributo del pubblico a Carlo Verdone

Troppo affetto per il Baff e per : teatro Sociale più che “tutto esaurito” per il superospite. Verdone si inginocchia di fronte alla platea bustocca e riceve in omaggio la maglia numero 10 della Pro Patria: «Grazie Busto, mi emozionate».

L’edizione numero 15 del B.A. Film Festival inizia con il piede giusto. Gente in fila dalle sette fuori dal teatro per assicurarsi un posto, assedio a Verdone a caccia di selfie e autografi al suo arrivo, seguito da una vera e propria standing ovation all’ingresso nella sala già strapiena. Così la serata può iniziare solo quando i Vigili del Fuoco fanno uscire le persone in piedi. In sala anche tanti vip, tra cui l’attrice la ballerinae, figlio dell’indimenticato Pasquale ospite al Baff due anni fa.

Sul palco la splendida madrina, che confessa: «Questa è una città che mi ha portato fortuna (si era sposata a Busto 14 anni fa, ndr) perché se ho iniziato a fare cinema è grazie a Busto». Prima i saluti di rito, per stemperare le tensioni sui contributi al festival: «Sono momenti complicati, ma grazie alla passione riuscite sempre a tagliare il traguardo» il ringraziamento del sindaco al presidente del Baff Alessandro Munari. L’assessore alla cultura rassicura: «Una settimana importante per la cultura della città. Ci tengo tantissimo a sostenere il Baff, soprattutto l’Icma, cuore pulsante del sistema cinema».

Ma la scena è tutta per Carlo Verdone, già protagonista con gli studenti nel pomeriggio a villa Calcaterra, che riceve il premio Platinum Dino Ceccuzzi. Ma, a sorpresa, e della Pro Patria gli regalano una casacca biancoblu numero 10 con il nome Verdone («Sembra una maglia inglese, bellissima» ammette l’attore) e il giornalista Silvio Tranquillini gli ha fatto avere quella figurina Panini del bomber tigrotto Enrico Muzzio che anni fa in un’intervista ammise che da ragazzino non trovava mai.

«Serata emozionante» afferma Verdone, prima di un’intensa chiacchierata, tra spezzoni dei suoi film e aneddoti esilaranti, con Della Casa. «Il più bel complimento? “Antidepressivo senza effetti collaterali”, detto da una signora ricoverata in ospedale. Oppure “a Roma ce stai solo te e er Papa”, da un tizio in motorino che mi bloccò per strada». O il racconto dei suoi esordi: «Dopo i primi due film, m’era scaduto il contratto, e tornai all’università a cercare il mio professore per propormi come assistente, ma s’era sparato. Poi, dopo una settimana, mi chiama Mario Cecchi Gori, e da lì nasce “Borotalco”». Il pubblico applaude incantato.

Sul futuro del cinema italiano, Verdone è ottimista: «È un momento di ricostruzione di qualcosa, i prodotti originali fatti bene vanno. Le sale chiudono? Forse ci vuole uno sforzo in più da parte nostra, stare in sala è un momento di aggregazione importante, da non perdere».