La forza di accendere la luce anche quando è buio. Il coraggio di trovare il bello in mezzo alla morte

L’elzeviro di Marco Tavazzi

La forza che scatta nell’animo umano. E che per sopravvivere cerca la bellezza anche quando si è allo sfinimento, nella peggiore delle situazioni possibili, a sfiorare la morte ogni giorno.

“Paradise Road” è un film del 1997, che racconta le vicende di un gruppo di donne di diverse nazionalità, soprattutto inglesi, olandesi, americane e australiane, che vengono fatte prigioniere dai giapponesi durante la Seconda guerra mondiale, e tenute in un campo di prigionia sull’isola di Sumatra. La narrazione che emerge dal film è cruda. Il trattamento cui sono sottoposte le donne disumano, che supera ogni limite.

I pacchi della Croce Rossa, riservati ai detenuti, non vengono consegnati alle prigioniere. Le quali possono procurarsi i medicinali solo attraverso il mercato nero. Abusi psicologici e fisici sono all’ordine del giorno.

Nonostante la sfida per la sopravvivenza sia la priorità quotidiana, un gruppo di donne non esita a cercare qualcosa di bello con cui sopravvivere e non dimenticare la propria umanità.

E arrivano a fondare un’orchestra vocale.

Riuscendo anche a vincere le resistenze dei militari giapponesi, che avevano vietato nel campo qualsiasi tipo di attività di gruppo.

La nascita dell’orchestra non renderà meno dura la loro prigionia, le morti non cesseranno, il dolore della sopravvivenza non verrà cancellato.

Ma dimostrerà come queste donne non si siano arrese alla crudeltà della vita e non accettino di essere considerate degli esseri privi di umanità.

La storia si ispira sulle testimonianze di Helen Olijn e Betty Jeffrey, che sono state scritte in due libri.