Dieci richiedenti asilo in campo per rendere più bella Cardano

Puliranno e sistemeranno. «Li faremo sentire parte della comunità»

A fare pulizia in piazza Carù e Morosi a Cardano al Campo ci pensano i richiedenti asilo. «Se vogliamo avere una città più accogliente e vivibile, dobbiamo incominciare dalla cura degli spazi condivisi, come ad esempio le piazze» dichiara il vicesindaco ed assessore ai lavori pubblici .

L’iniziativa è inserita all’interno del progetto CardanoCondivisa, partito nel 2015 «con questa proposta volevamo stimolare i cittadini nella cura dei beni pubblici» sottolinea l’esponente della giunta guidata da Bellora. Per questo motivo, in previsione dell’arrivo di richiedenti asilo, già a partire da questa estate, l’amministrazione comunale aveva aperto un tavolo di lavoro al quale hanno partecipato diverse associazioni.

Tra i partecipanti c’era anche Exodus. «Con loro abbiamo parlato fin da subito della possibilità di creare micro progetti di facile e pronta attuazione – afferma Proto – quando ci hanno proposto il progetto “Oltre l’accoglienza” abbiamo colto con favore questa proposta».

I dieci richiedenti asilo, che da qualche settimana sono ospitati nel centro Exodus, verranno suddivisi in gruppi da tre e, per tre giorni alla settimana si prenderanno cura delle due piazze. «Sarà loro compito, ad esempio, sistemare le panchine che ad oggi sono inutilizzabili a causa di atti vandalici ed ovviamente la pulizia delle aree verdi e della vasca d’acqua» precisa il delegato ai lavori pubblici.

Sul fronte dei costi, è lo stesso Proto ad assicurare che «l’Amministrazione si farà carico esclusivamente del materiale per le riparazioni o le riverniciature dei muretti». Ma non è tutto perchè gli asilanti saranno affiancati da un tutor: «Il ragazzo è di Cardano e, grazie anche alla collaborazione con il progetto Revolutionary Road, è riuscito a trovare nuovamente posto nel mondo del lavoro». Una situazione che per l’assessore è «il segnale che attraverso la collaborazione si possono ottenere risultati».

Ma i promotori non puntano solo a coinvolgere i richiedenti asilo per lavori di bassa manovalanza ma, ad esempio, per consegnare a domicilio agli anziani i libri della biblioteca. Un modo per «renderli parte e partecipi della comunità».