Restano ancora 104 “case fantasma”. «Le elimineremo tutte come promesso»

Entra nel vivo la Fase Due per rimuovere gli immobili abbandonati per l’inquinamento degli aerei

Immobili abbandonati da anni e diventati con il tempo rifugio di abusivi e senza tetto. “Case fantasma”, sono state rinominate. Si tratta di circa duecento immobili, per un totale di più di cinquecento famiglie che circa dieci anni fa hanno abbandonato i loro quartieri, a Lonate Pozzolo, Somma Lombardo e Ferno, perché la vicinanza con l’aeroporto di Malpensa aveva reso le loro case invivibili. L’inquinamento acustico provocato dagli aerei aveva spinto i Comuni e la Regione a mettere in atto un piano di delocalizzazione degli abitanti e di progressivo abbattimento delle strutture, con la promessa di riqualificare l’area.

I primi cento immobili sono stati demoliti poco prima di EXPO, nel 2015. L’assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del Suolo, Viviana Beccalossi, aveva assicurato che i turisti diretti a Milano non avrebbero trovato, appena sbarcati, quartieri abbandonati e insicuri, ma aree verdi. A distanza di un anno, in questi giorni entra nel vivo la Fase Due, perché sono ancora 104 le “case fantasma” in quella zona. Viviana Beccalossi ha presieduto il Comitato Malpensa e ha fatto il punto della situazione.

«Interverremo sulla seconda metà delle abitazioni rimaste, eliminando per sempre i quartieri abbandonati, degradati e a rischio sicurezza intorno allo scalo – ha dichiarato – Un impegno preso dal presidente Maroni che porteremo a termine». Il piano prevede di convocare, prima di Natale, la Conferenza dei Servizi, a seguito della quale Aler Varese emetterà il Bando per l’assegnazione dei lavori. L’incarico verrà assegnato a metà aprile,e gli abbattimenti avverranno durante la stagione estiva. L’assessore Beccalossi punta a concludere la demolizione degli immobili entro la fine del 2017.

Nel mentre, il Cnr ha installato un suo laboratorio proprio in uno stabile abbandonato di Somma Lombardo. Qui gli studiosi stanno compiendo test su materiali di rivestimento innovativi e sostenibili, con alte caratteristiche termiche e acustiche. I risultati di questa ricerca potrebbero, un domani, risolvere il problema dell’inquinamento acustico dell’area e servire a risanare gli edifici. Ma la linea, al momento, è quella della demolizione totale.
«Con l’avvio delle procedure – ha concluso Viviana Beccalossi – parte il conto alla rovescia per chiudere definitivamente il problema e pensare al futuro dell’area».