Due passi immersi nel verde. Alla scoperta della Città Giardino

Dal 29 settembre all’8 ottobre è in programma il Festival del Paesaggio “Nature Urbane”. Tra dodici bellezze che apriranno le loro porte, cinque sono di Biumo Superiore: oggi scopriamo le prime tre

Villa Biumi Redaelli è stata costruita sull’area in cui la nobile famiglia medievale dei Biumi aveva la sua residenza presso Biumo Superiore. La torre, in grosse pietre, ancora in parte presente, può far supporre che fosse una casa fortificata, utilizzata fino a quando, nel XVI secolo, la famiglia Biumi decise di trasferirsi nel palazzo di Piazza Podestà, fatto costruire nel XVI secolo e ampliato nel 1615.

La dimora subì molte trasformazioni nel corso dei secoli e, a partire da una forma rettangolare documentata almeno fino al 1722, assunse l’attuale pianta a “U”, con le ali affacciate verso la piazza, dove sorge l’antica chiesa di S. Giorgio. Divenuta proprietà della famiglia Redaelli, nel 1942 venne in parte donata da Adelaide Redaelli Arcellazzi alle Suore Terziarie Cappuccine di Madre Rubatto, che poi acquistarono la restante parte dell’edificio nel 1950 ed il giardino con costruzione adiacente nel 1966. Le Suore apportarono numerose trasformazioni allo stabile. Nel 1942 su progetto dell’ingegner Angelo Prestini fu modificato internamente il fabbricato a tre piani, costruendo una cappella al pianterreno e quattordici camerette al secondo piano dove un tempo erano i locali per i bachi da seta. Nel 1943 vennero apportati dei miglioramenti ai vani destinati all’alloggio delle suore, mentre all’inizio degli anni Sessanta venne rialzato un piano sull’ala del caseggiato.

Ulteriori ristrutturazioni avvennero negli anni Ottanta, Novanta e nel 2008 per rendere più funzionale la struttura che ancora oggi ospita la casa di riposo per anziani Maria Immacolata.

Il giardino si sviluppa verso nord e offre una panoramica sul Sacro Monte. Esso fu a lungo destinato alla coltivazione di orti e campi. Sono presenti macchie di acidofile, come azalee, ortensie, magnolie, lillà. Nella prima metà del XIX secolo qui vennero coltivate per volere della famiglia Biumi rarità botaniche, usate anche in fitoterapia.

La villa fu voluta da Giuseppe Trolli, impresario edile residente all’epoca a Iassy in Romania, su progetto dell’architetto rumeno Oscar Maucsk. Il 24 aprile 1899 Carlo Castelli, incaricato dal cavaliere Trolli, chiese alla Giunta Municipale della città di Varese di costruire la portineria, la scuderia e la rimessa nel fondo della proprietà sito lungo la strada che conduce ai Miogni Inferiori. Nel 1950 l’abitazione era di proprietà di Guido Testoni e Anita Trolli come risulta dai documenti inerenti ad una richiesta di ristrutturazione.

Nel 1971 su progetto dell’ingegnere Vittore Ceretti, la signora Anna Maria Crippa Testoni chiese la “sistemazione e sopralzo della casa d’abitazione”. La villa venne dedicata a Elisabetta di Wied, incoronata regina di Romania nel 1881, nota con lo pseudonimo di Carmen Sylva per la sua attività letteraria costituita da poemi, poesie, romanzi e meditazioni. L’architetto Maucsk per realizzare in forme eclettiche la dimora si ispirò al castello di Peles a Sinaia, in Romania, dove risiedeva la sovrana, riecheggiato soprattutto nelle due torri con copertura piramidale.

Attorno alla villa vi è un parco di 8600 mq. In prossimità della portineria è presente un monumentale glicine. Annessi alla villa, in posizione sopraelevata, sono radicati due maestosi faggi. Seguendo la viabilità carrabile in ghiaietto si scorgono un bel esemplare di tiglio, un abete del Caucaso ed una coppia di Cedri del Marocco azzurri, quest’ultimi con vecchie ferite da intemperie. Pregevoli i percorsi, le cunette per lo smaltimento delle acque, le scalinate in acciottolato con la tipica presenza del porfido rosa di Cuasso al Monte e la roccaglia all’inglese formata grazie alla disponibilità locale del famoso “ceppo dell’Olona”. Palme Liberty diffuse ovunque creano l’atmosfera dell’epoca.

Costruita nella seconda metà dell’Ottocento per le sorelle Manini, fu successivamente acquistata a inizio Novecento dai Zappelli/Belloni, famiglia di carrozzieri e costruttori di rinomate carrozze a Milano. Venne poi rilevata subito dopo la seconda guerra mondiale dal genero commendator Arturo Aletti, all’epoca presidente della Borsa Valori di Milano, che già vi risiedeva da tempo avendo sposato Amelie Belloni.

La villa presenta una pianta quadrata, che si sviluppa intorno all’imponente atrio e allo scalone centrale: la facciata, al cui centro è posto un balcone in ferro battuto con motivi floreali a tralci di vite, è scandita da cornici marcapiano che, scendendo in orizzontale ed in verticale, creano dei riquadri che circondano le sei aperture dell’edificio, costituite da porte e finestre. La residenza offre una bella panoramica verso il Sacro Monte e il Campo dei Fiori.

Il parco, ordinato in origine dall’Architetto Alemagna, negli anni Cinquanta fu arricchito di piante con la consulenza del nobile Ignazio Vigoni, raffinato esperto e proprietario di una magnifica villa sul Lago di Como. Nel giardino chiaramente paesistico ampie aree prative sono contornate da masse arboree. Dalla sommità del colle si guarda verso Sant’Ambrogio e Velate.

Nel percorrere la salita alla villa e nelle immediate vicinanze spiccano per maestosità un faggio rosso, aceri giapponesi, ippocastani, un faggio pendulo ma anche tigli e querce autoctoni. All’ingresso da via Castiglioni i visitatori sono accolti da una vetusta catalpa con curiose cavità mentre in fregio alla via sorge un altissimo abete del Caucaso che si tocca con altrettanti maestosi alberi della vicina villa del “Pindo”.