«I cinghiali distruggono il nostro lavoro. Adesso basta»

L’ultimatum di Coldiretti: «Le aziende rischiano la chiusura e le istituzioni latitano»

La voce, disperata, dei coltivatori diretti e un silenzio assordante a fare da contraltare. Oggetto del contendere? I cinghiali. Un problema che, dalle testimonianze di cui si fa megafono Coldiretti Varese, è ormai ingestibile e fuori controllo. Con buona pace, si fa per dire, di chi vede un giorno sì e l’altro pure distrutti i frutti dei propri sacrifici. Perché gli ungulati colpiscono duro e ripetutamente, e iniziano a farlo anche in zone finora mai sfiorate dal problema. A farne maggiormente le spese è il Nord del Varesotto, ma i cinghiali pare si stiano ormai diffondendo a macchia d’olio in tutto il territorio provinciale. E ora il mondo dell’agricocltura, esasperato, alza le voce.

Il presidente di Coldiretti Varese tuona defindendo «inaccettabile che, ripetutamente, si giochi allo scaricabarile. Servono risposte concrete e reali, non la politica del “forse” e del “ma”». È lo stesso Fiori a confermare che le incursioni nei campi coltivati di cinghiali e animali selvatici «in questi ultimi giorni stanno avendo una recrudescenza senza precedenti».

A riprova dell’emergenza, parlano i fatti. O meglio le testimonianze. Come quella di , titolare dell’omonima azienda ad Arcisate, che rischia di restare senza fieno per alimentare le sue vacche: «I nostri prati sono nel mirino, in un’area molto più estesa rispetto al passato. C’è poco da fare se non rassegnarsi all’ipotesi di non riuscire ad alimentare i nostri animali con un prodotto che, ormai, è compromesso – allarga le braccia – Lo ripeto, succede anche in zone che prima non erano state colpite e ciò evidenzia come le dimensioni del problema siano sempre più fuori controllo».

Gli fa eco , agricoltore della Valcuvia: «Continuiamo a vedere distrutto il nostro lavoro, giorno dopo giorno. A nulla serve riseminare: i cinghiali ripassano nei prati ed è tutto come prima. Tra poco, con le semine del mais, sarà la stessa cosa, ed anche peggio – osserva – Di questo passo rischiamo di dover cambiare mestiere: il foraggio che si porta in cascina è sporco di terra, inutilizzabile. Nei giorni scorsi ho sistemato i terreni, sono già rientrati a far danni. Due volte in una settimana, un ben triste record».

Con la più amara delle conclusioni: «Il risultato? Tra un mese, niente raccolto».

Analoga, drammatica situazione a Montegrino Valtravaglia, dove a lanciare l’allarme è dell’azienda agricola “Il Torchio”: qui in meno di due giorni sono stati devastati 30 mila metri quadrati di prati.

Il risultato finale, al di là degli effettivi e concreti danni economici, è che gli agricoltori, all’unisono, si dichiarano «presi in giro». E al loro fianco si schiera in maniera decisa, forte e chiara anche Coldiretti Varese. Che si rivolge direttamente e senza più appello alle istituzioni: «È necessario avviare azioni di contenimento e, in particolare, serve con estrema urgenza un piano di intervento straordinario che attui con chiarezza il ridimensionamento del numero degli ungulati – conclude il direttore di Coldiretti Varese – Si rischia l’abbandono di interi areali e la chiusura delle imprese agricole: oltre al danno, sarebbe la beffa».