Il mese nero del Vecchio Continente

L’analisi di Riotta, ex direttore di TG1 e Sole 24 Ore e di Zingales, economista di fama internazionale. Sul giornale le interviste complete

Mai come in questo periodo l’Europa vacilla. Dal 23 giugno, data del referendum in cui i cittadini della Gran Bretagna hanno optato per la Brexit, un’ombra sempre più nera si staglia sul Vecchio Continente. Gli avvenimenti degli ultimi due giorni, la strage di Nizza in una Francia sempre più martoriata dal terrorismo e il tentato colpo di stato in Turchia, hanno gettato ancora di più le democrazie occidentali in una spirale di paura ed incertezza. Abbiamo chiesto un’analisi dello scenario attuale europeo a , ex direttore di TG1 e Sole 24 Ore e a, economista italiano di fama internazionale e docente alla University of Chicago Booth School of Business.

«Un mese movimentato e complicato, decisamente. Prima la Brexit, inaspettata e dalle conseguenze ancora incerte che ha portato alla decapitazione dei partiti inglesi e un dibattito violentissimo all’interno del Paese. Poi le elezioni in Spagna che non hanno offerto le risposte certe che ci si aspettava. Ci metto la crisi delle banche italiane, situazione della quale in Italia si parla troppo poco. E il sangue: quello di Nizza che arriva dopo quello di Charlie Hebdo,

del Bataclan, di Bruxelles. E il tentato golpe in Turchia, che non è ancora finito ma che anzi dovrà ancora mostrare tutti i suoi effetti. Un mese complicato». Difficile professare ottimismo, dopo aver dipinto un quadro con queste tinte. «Se un leader europeo, in questi giorni, si permette di professare ottimismo non sta facendo il suo dovere. Chiedere di essere ottimisti, oggi, è sciocco e irresponsabile. […] Ci ostiniamo a guardare il fotogramma e non il film: continuiamo a guardare i singoli e non le motivazioni che stanno dietro ai gesti. Questo è un errore che abbiamo sempre commesso».

«Analizzando ogni accadimento è indubbio che il momento dell’Unione Europea sia preoccupante: da un lato abbiamo la Gran Bretagna che esce, con cui nel lungo periodo si avrà una flessione nell’interscambio commerciale. Accanto a questo la Francia, devastata dalle stragi, dovrà gioco forza guardare più al suo interno che alle dinamiche internazionali.
Dopo quanto accaduto venerdì notte, poi, anche la speranza dell’Europa di utilizzare la Turchia come alleato, anche nella questione dei migranti, si riduce notevolmente. L’idea infatti di avere uno stato sempre più islamico alle porte dell’Europa sicuramente non è un fattore positivo dal punto di vista geopolitico.
Si è persa infatti l’idea di Europa come organizzazione politica capace di produrre risultati e benefici tangibili. Nel tempo il nostro continente si è impoverito: la visione dell’UE come garante della pace, con tratti di internazionalismo, di pacifismo e di fratellanza tra i popoli si è persa completamente».