«Il Pride a Varese aiuterà chi ancora porta una maschera»

Stuart Milk, consigliere politico per i diritti civili e l’uguaglianza di Barack Obama, ieri era a Palazzo Estense. La sua visita è il primo, significativo passo prima della manifestazione del 17 giugno per i diritti LGBTI in città

, uno dei più famosi attivisti a livello mondiale per la tutela dei diritti della comunità LGBT, impegnato in un tour italiano di incontri e conferenze, ieri ha fatto tappa a Varese. Milk ha visitato la Città Giardino in mattinata, prima di pranzare con i volontari di Arcigay e raggiungere poi Palazzo Estense per l’incontro ufficiale, organizzato da Arcigay Varese, dal Consolato Generale degli Stati Uniti a Milano e dalla Harvey Milk Foundation, con il patrocinio del Comune di Varese.

Milk, nato a New York nel 1960, si è impegnato fin da giovane nella lotta per i diritti LGBT: fondatore e presidente della Harvey Milk Foundation che con l’impegno di numerosi volontari sostiene e promuove l’unità e i diritti di tutte le minoranze emarginate, ha tenuto comizi e partecipato a parate per i diritti e l’orgoglio gay in molti paesi, sostenendo le comunità LGBT in America Latina, Europa, Asia e Medio Oriente. Nel 2012 ha partecipato attivamente alle elezioni presidenziali americane, sostenendo la rielezione di Barack Obama, di cui è diventato consigliere politico per i diritti civili e l’uguaglianza.

In una Sala Matrimoni piena, presenti anche l’assessore Andrea Civati e il segretario cittadino del Pd Luca Paris, per quasi due ore Milk ha parlato a cuore aperto di diversi temi: dal toccante ricordo dello zio Harvey Milk, passato alla storia per essere stato il primo politico statunitense dichiaratamente gay eletto ad un carica pubblica, al lavoro della fondazione di cui è presidente fino alla situazione attuale della comunità LGBT, con le sfide che deve ancora affrontare, rispondendo poi alle domande del pubblico. Un significativo preambolo per l’ormai prossimo Varese Pride, che da domenica 11 giugno prevederà incontri e convegni fino alla parata di sabato 17 giugno.

Emozionanti le parole con le quali Milk ha ricordato la figura dello zio: «In realtà non fu il primo esponente apertamente gay ad essere eletto, perché prima di lui, nel 1974, lo fu Kathy Kozachenko in una piccola città del Michigan, ma questa non volle mai parlarne o esporsi apertamente. Mio zio invece pensava che l’invisibilità fosse l’ostacolo principale all’affermazione dei diritti LGBT. Negli anni 70 negli Stati Uniti essere gay era ritenuto un crimine, se non una malattia: quando iniziò

la sua campagna non fu per se stesso, ma per tutte le persone che indossavano una maschera, che avrebbero dovuto togliere per essere felici. Ricevette minacce di morte e anche numerosi esponenti della stessa comunità gay gli chiesero di cessare gli inviti che rivolgeva loro di fare “coming out”, ma Harvey rimase fermo nelle sue convinzioni, pur sapendo che sarebbe stato assassinato per quello che rappresentava. Molti pensano che l’episodio contenuto nel film “Milk”, dove Sean Penn registra le sue ultime volontà, sia un’invenzione cinematografica, invece è realmente accaduto. Posso garantirvi che mio zio non voleva essere ucciso, ma credeva che quegli eventuali proiettili avrebbero abbattuto tutte le maschere, tutte le barriere che impedivano alle persone LGBT di essere se stesse».

Tra i tanti aneddoti, Stuart Milk ha parlato anche di quando, dodicenne, confidò la sua omosessualità allo zio, che in seguito a ciò gli regalò il libro “Seven Arrows”, che narra la drammatica storia di mancata integrazione ed accettazione degli Indiani d’America. Come dedica gli scrisse, «Tu e tutte le tue differenze sono la medicina di cui il pianeta ha bisogno, anche se ancora non se ne rende conto».

Rivolgendosi poi agli organizzatori del Varese Pride, Milk ha dichiarato: «Marce come quella che terrete qui sono importanti per dare visibilità al nostro movimento e ai nostri diritti. Vi garantisco che durante la parata da qualche parte ci saranno dei giovani, che indossano ancora una maschera con gravi difficoltà di auto accettazione e che, vedendo voi, le persone che difendono i diritti LGBT, sapranno di avere una speranza».

Interpellato sulle possibili difficoltà del movimento LGBT negli Stati Uniti dopo l’elezione di Donald Trump e su quale sia la più grave minaccia che oggi la comunità deve affrontare, l’attivista ha risposto: «Nonostante le sue affermazioni secondo cui è un sostenitore dei diritti LGBT, il presidente Trump nella pratica attacca poi tutte le altre minoranze, siano esse messicani, donne, immigrati o persone di altre fedi religiose. Dobbiamo essere solidali con queste minoranze, non dobbiamo farci dividere, il movimento dei diritti civili può tornare indietro solo se permettiamo ciò, perché unito andrà sempre avanti. La più grande minaccia alla nostra comunità è che essa, soprattutto nei paesi in cui il movimento è più forte, volti le spalle alle altre minoranze. Se lo facciamo il rischio è che avvenga lo stesso da parte loro, perdendo così coesione e forza nelle nostre battaglie. Lavorare sulla connessione con tutte le minoranze è spesso un compito non facile, ma è assolutamente fondamentale: la chiave è restare uniti».

Alla fine dell’incontro Stuart Milk ha regalato al pubblico una spilla realizzata dalla Levi’s in ricordo di suo zio Harvey, che prima di intraprendere la sua breve ma memorabile carriera politica possedeva un negozio di fotografia a San Francisco, raffigurante una fotocamera e la scritta «Come out and bring your camera».