La tempesta di Norma è pura poesia

La poetessa dialettale incoronata dalla Famiglia Bosina nella serata della Giöbia al salone Estense. Sul giornale di domani una pagina fotografica con gli scatti più belli dell’evento ormai tradizionale

– Il poeta bosino dell’anno è . La signora ha sbaragliato la concorrenza con la sua “Tempesta”, scritta ovviamente in rigoroso dialetto locale. «Quella di ieri è stata una bellissima serata delle donne e di poesia» ha detto il Regiù , presidente della Famiglia Bosina che ha organizzato per la festa della Giöbia il tradizionale ritrovo ieri sera nel Salone Estense con autorità, associati e simpatizzanti. Arrivata alla sua terza finale in questo concorso, Norma alla fine ce l’ha fatta e ha vinto raccontando una vicenda «accaduta davvero nel mio “ciòos”, il mio orto». Una grandinata che ha vanificato tutti gli sforzi. «Ero talmente demoralizzata che mi sono venute fuori spontaneamente le parole. Quasi una “preghiera”, nata nella consapevolezza d’aver lavorato tanto» spiega la poetessa.

Nella motivazione della vittoria, scritta da , emerge l’apprezzamento perché nell’ode c’è «in chiave impressionistica auditivo-visiva, note di fragore violento indi, in un silenzio attonito e sospeso, il senso di uno scacco esistenziale e di natura, che lascia l’amaro della sconfitta». Sul podio sono saliti anche e arrivati alla finale coi rispettivi componimenti “I lavande’er” e “Straa”. Al centro dell’opera di Tediosi, che è tra l’altro presidente del Cenacolo dei Poeti bosini, c’è

la figura delle lavandaie: «L’idea è nata quando è scomparsa quella che era per la mia frazione il “Gazzettino padano”. Lei sapeva tutto di tutti. Una volta i pettegolezzi e le chiacchiere avvenivano davanti ai lavatoi. Era un po’ il centro stampa del paese dove passavano tutte le notizie. Non c’era malizia, ma era semplicemente un modo per comunicare dalla cronaca spiccia al gossip. Tutto poi se ne andava coi pensieri delle lavandaie sulla pietra fredda».

Nel suo componimento “Straa” Carlotta Fidanza Cavallasca, invece, traccia «una metafora della vita. Nell’esistenza percorriamo tante strade. A volte le vogliamo ampie per correre e raggiungere magari la felicità. Pian piano ci si accorge che ci sono strade più lente in cui si intrecciano i rapporti umani. E poi ci sono sentieri stretti nel cuori di alcune persone in cui si trova tanto bene e tanta felicità». Soddisfatto , segretario della giuria, per i 34 i componimenti in concorso, opera di 21 poeti: «Quest’anno siamo andati in felicissima controtendenza rispetto al passato. Tante poesie in una bella tornata dai temi svariatissimi».I vincitori si sono aggiudicati nell’ordine: la statua di Pingirometta in argento, la medesima immagine ma in peltro il secondo classificato mentre il terzo poeta si è portato a casa il “guidoncino”, il gagliardetto della Famiglia Bosina.