La tragica vicenda di Lucia di Azzate. Accusata di stregoneria e impiccata

La donna, dall’indole libera e impulsiva, sarebbe stata condannata da un mondo troppo chiuso nel pregiudizio

La storia di Lucia di Azzate, la strega impiccata nel 1588, è stata ripresa in anni recenti dagli abitanti del comune della Valbossa.

Le curiosità su questa vicenda hanno avuto ampio spazio anche sul gruppo Facebook “Sei di Azzate se”, uno degli esempi di buon uso dei social network, dove c’è spazio infatti anche per la ricerca culturale.

Lucia di Azzate, leggiamo, fu impiccata a Varese nel 1588 in quanto accusata di stregoneria. La sentenza fu eseguita dal boia di Lugano, alla cui opera spesso si ricorreva a Varese, e costò 35 ducati

«Questo avvenimento fu commentato secondo le conoscenze che ognuno possedeva – si legge nel resoconto – la povera disgraziata venne accostata in un primo momento al personaggio romanzesco di Baitella e soltanto dopo diverse interpretazioni passate in rete si giunse finalmente ad individuare il personaggio che venne effettivamente trattato nella Cronaca di Varese, un antico manoscritto riproposto da Gio. Antonio Adamollo e aggiornato nel 1747 da Luigi Grossi. La figura di Baitella, definita “la più animosa,

intollerante e caparbia abitatrice”, si stacca dal tranquillo mondo agreste di Azzate, sul suo destino incombe, come una spada di Damocle, la sinistra predizione di una zingara. Dotata dalla natura di una straordinaria bellezza e di un cuore ardente, Baitella è condannata dal proprio temperamento a una vita di sventure e di demenza. La predizione della zingara si avvera parola per parola, e alla fine Baitella, vittima della propria natura impulsiva e delle proprie funeste illusioni, aspramente condannata da un mondo sordo e ostile, appare degna di pietà, di quella pietà che i suoi compaesani le hanno negato fino in ultimo.

Una storia vera, umana, rimasta viva per lungo tempo nella memoria del popolo e ricostruita dalla penna di Cristoforo Orrigoni».