L’Olona potrebbe ancora esondare. Gli abitanti hanno paura

Dopo il nubifragio, i residenti del quartiere di Varese esprimono forti timori sui rischi legati a nuove calamità naturali

– È stata, la tromba d’aria di venerdì sera, un evento devastante per i danni evidenti che ha arrecato al territorio comunale, fra alberi divelti, tetti scoperchiati e allagamenti. E ora che si contano i disastri e che si cerca di porre rimedio, emergono nuove preoccupazioni per i rischi futuri nei quali potrebbero incorrere i nostri quartieri: come nel caso di Valle Olona, dove le famiglie che abitano a ridosso del fiume temono fortemente un’esondazione nei prossimi mesi a causa dei numerosi alberi che si sono abbattuti per via della tempesta nel letto dell’Olona.

È questo il caso di Pasquale e Maria Curcio che vivono in una casa di cortile fra la conciaria Cornelia e la Fraschini, e il loro giardino è separato dal corso del fiume da un muro costruito di recente. «Abbiamo paura che se non si prendono provvedimenti andremo ancora sott’acqua, come successe nel ‘95, il 12 settembre, il giorno della Madonna. Se gli amministratori ci danno una bella pulita ci fanno veramente un favore».

Ventidue anni fa nel loro cortile passava ancora il vecchio ponte fatto costruire dalla conciaria e che permetteva agli operai di superare il fiume così come ai bambini della De Amicis, a loro di entrare in casa dall’ingresso dei secoli: dopo l’esondazione, considerato non a norma, quel ponte venne smantellato, anche perché aveva fatto da tappo durante l’esondazione.

«Si era allagato tutto: fu terribile. La nostra casa venne seriamente danneggiata, mentre mio fratello perse tutto». C’è ancora la tristezza, ancora il terrore in quegli sguardi che ricordano l’ultima delle grandi alluvioni del ventesimo secolo, che colpì duramente alcuni centri del milanese e del varesotto quando l’Olona con i suoi torrenti ruppero gli argini e strariparono investendo con la loro furia i centri abitati nel passaggio. «Il problema principale sono gli alberi caduti nel fiume» spiega Pasquale «e sono, quelli, alberi cresciuti da una ventina d’anni in terreno demaniale, che noi non possiamo toccare: perché altrimenti li avrei tagliati già da me. Adesso se ne sono piegati e spezzati parecchi e il letto del fiume è pieno: la prima acqua importante che farà, tracimerà l’Olona».

Il fabbricato alla sinistra delle case di cortile è quasi del tutto abbandonato, salvo la porzione occupata da un fabbro. Prosegue, questo edificio, quello della ex conciaria Cornelia dove ha trovato posto da due anni la scuola Manfredini. Al di là dell’Olona e degli alberi, un prato: il terreno sotto la tangenziale. Alla destra delle case di Pasquale e Maria un altro complesso lasciato a se stesso da cinquant’anni esatti: la Conciaria Fraschini.

«Siamo terra di nessuno, è tutto abbandonato. Quando ci fu l’alluvione avevamo dovuto rifare tutti gli impianti a spese nostre: abitiamo qui, dove altro possiamo andare? Che il Comune ci venga in aiuto liberando il fiume non solo da tutto quello che ci è entrato in questi giorni, ma anche facendo manutenzione regolare dell’area: altrimenti, la prossima volta rimarremo di nuovo senza casa come vent’anni fa» è l’amara conclusione di Pasquale.n