Rapine in Svizzera e Italia. A dicembre il processo

Sono in tutto dodici le persone rinviate a giudizio, che compariranno davanti al giudice a fine anno

Due rapine in Svizzera, una in un supermercato di Olgiate Olona, una rapina a Cantello: Filadelfio Vasi rinviato a giudizio con altre 11 persone. Vasi comparirà in aula il 7 dicembre 2017.

Era già stato condannato per fatti analoghi ed è a processo per aver tentato di evadere durante un’udienza dal tribunale di Varese. Avrebbe dovuto fuggire in Svizzera aiutato da alcuni complici. L’evasione fu sventata e Vasi da allora si trova in un carcere di massima sicurezza.

Rapine ma anche estorsioni. In particolare commessa a Varese nel 2012: «vedi di farti vedere perchè mi devi dare dei soldi – si legge nel capo di imputazione – Natale è vicino e io devo fare il regalo alla mia donna. Ho la sedia a rotelle pronta per te se non paghi».

I colpi in Svizzera hanno fruttato parecchio alla banda: la rapina messa a segno nel 2010 ai danni della Cassa cambi e gestione Sa di Besazio ha fruttato 189 mila euro alla banda.

Oltre a 17 mila franchi svizzeri e svariati cellulari. A Olgiate Olona il colpo al supermercato Ld, con basista interna, fallì soltanto perché la commessa che trasportava il denaro, attesa da Vasi su indicazione della complice, si ribellò e chiese aiuto mettendo in fuga, vera eroina, il malvivente.

Nel 2011 toccò a un distributore Erg a Azio, in Svizzera, bottino circa 7mila franchi. Mentre a Cantello nel 2011 la banda, secondo l’accusa, ripulì un gioielleria. Nel frammezzo furono rubati moto, targhe e cellulari: tutti mezzi utilizzati dalla banda per organizzare i colpi secondo la procura. Quello di Vasi è un nome notissimo a Varese. Simpatizzante di estrema destra fu, in anni ormai passati, uno degli “animatori” più vivaci degli allora ultras del Varese 1910.

Definito uomo estremamente violento e pericoloso era già stato condannato per aver tentato dei colpi in Svizzera: gli inquirenti lo bloccarono con parrucche e armi, e colla sui polpastrelli per non lasciare impronte digitali, mentre con i complici si dirigeva verso l’obbiettivo oltre confine.

Paradossalmente, a testimoniare contro di lui, fu una delle sue donne. Nel 2012 tentò di evadere, fiancheggiato da sette sodali, dal tribunale di Varese dove era arrivato per un’udienza. Carabinieri e poliziotti lo aspettavano: il piano era i fatti stato intercettato. Vasi avrebbe dovuto fuggire dal tribunale e con un quad, attraverso sentieri non battuti, avrebbe dovuto raggiungere la Svizzera.

Non ha mai lasciato piazza Cacciatori delle Alpi: il piano di evasione finì stroncato sul nascere.