Rubano in casa. Rom condannate a ventidue mesi di reclusione

Le due giovani ammettono il reato e patteggiano la pena tra le lacrime loro e dei familiari

Prese mentre svaligiavano un appartamento: hanno patteggiato a un anno e dieci mesi. Le due giovani rom, che in sede di convalida dell’arresto avevano minacciato gli agenti della polizia di Stato che le avevano arrestate di morte con frasi tipo “fuori di qui vi tagliamo la gola”, per ora restano in carcere.

Il giudice non ha concesso la sospensione della pena; si è riservato sulla possibilità di destinarle agli arresti domiciliari. Intorno a loro tutti i familiari: circa una trentina di rom, con numerosi bimbi al seguito, piangevano e si battevano il petto.

Lacrime anche per le due donne e per il marito di una di loro, che stringeva al petto il figlioletto. La pena patteggiata riguarda solo l’arresto per furto.

Le due donne erano state arrestate l’11 agosto scorso. Una pattuglia delle volanti era stata fermata da una varesina cui erano appena “entrati in casa”, la quale ha indicato agli operatori le due presunte ladre.

Infatti, la donna stava da qualche minuto seguendo le ragazze poiché, avvisata da un’amica che gestisce un negozio vicino casa, era venuta a sapere che due donne di etnia rom si erano introdotte nel condominio dove la stessa risiede.

Preoccupata, si è precipitata nel proprio appartamento, già oggetto in passato di numerosi furti, e aveva notato che la porta era stata forzata e che mancava una busta contenete del denaro che aveva lasciato nell’ingresso. Intuendo che potessero essere state le due ragazze viste poco prima dall’amica, era tornata verso l’entrata principale del condominio e aveva notato che le due giovani stavano uscendo a piedi dallo stabile.

Gli agenti avevano prontamente bloccato e identificato le due donne, trovate in possesso di strumenti usati per lo scasso oltre al denaro in quantitativo corrispondente a quanto denunciato dalla vittima.

Da un sopralluogo nell’abitazione, oltre a notare la casa a soqquadro, gli agenti si erano accorti che anche la porta di ingresso di un altro appartamento era stata “scassinata”.

In sede di convalida le due donne avevano dichiarato di essere vittime innocenti di errore giudiziario. Quindi si erano sfogate contro gli agenti. Ieri in aula hanno ammesso tutto, risarcendo anche il danno causato.

Ora il giudice dovrà decidere per i domiciliari previo parere del pubblico ministero Sabrina Ditaranto, titolare delle indagini, che aveva già dato parere negativo alla richiesta.