«Sono pentito. Mi dispiace per quello che ho fatto»

Oggi l’interrogatorio di Biggiogero, super teste nel caso Uva, che mercoledì ha ucciso il padre

Sarà interrogato oggi alle 9.30 Alberto Biggiogero: il super teste del caso Uva reo confesso dell’omicidio del padre Ferruccio, 78 anni, ucciso a coltellate mercoledì nell’abitazione di famiglia di viale dei Mille.

Alle 13 di ieri è stata eseguita l’autopsia sul cadavere del pensionato che, con la moglie Bruna, ha accudito per anni il figlio Alberto, da un anno in via di disintossicazione da alcol e droga. Secondo le prime indiscrezioni sono tre le coltellate inferte dal figlio al padre. Fatale sarebbe stato un fendente al petto, arrivato al cuore della vittima.

«Sono pentito, mi dispiace per quello che ho fatto…». Così ha spiegato il testimone chiave nel processo sulla morte di Giuseppe Uva, Alberto Biggiogero che mercoledì scorso ha ucciso suo padre al culmine di una lite a Varese.

L’uomo, che domani sarà davanti al Gip per l’udienza di convalida, ha incontrato in carcere il suo difensore, l’avvocato Stefano Bruno. «È molto provato per l’accaduto – ha spiegato l’avvocato – e in questo momento difficile i suoi familiari non lo hanno abbandonato. Biggiogero per anni ha vissuto una situazione complicata e anche suo fratello ha affermato che non è colpa sua, che anche lui è una vittima».

Il nome di Alberto Biggiogero è legato al caso Uva, l’uomo deceduto in ospedale nel giugno del 2008 dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri a Varese. Quella notte entrambi furono bloccati dai carabinieri mentre spostavano alcune transenne e portati in caserma. In seguito Biggiogero ha raccontato di aver sentito l’amico urlare e chiedere aiuto nella stanza dove era trattenuto e, assieme ai familiari, ha sostenuto l’ipotesi di presunte violenze da parte delle forze dell’ordine. A Belfiore, intanto, in molti stanno ricordando Ferruccio.

«Un uomo che ha vissuto per il figlio». Ivo Bressan, consigliere della società laica di cremazione Socrem ed ex consigliere comunale socialista, lo ricorda bene: «Un uomo intelligentissimo e buono – racconta – dal 1975 al 1980 era stato consigliere comunale del Psi, di cui era stato anche il capogruppo a Palazzo Estense. Negli ultimi anni invece era attivo nella Socrem. Fu lui stesso a introdurmi, mi spiegò che si trattava di una cosa buona e di grande civiltà».

Bressan aggiunge: «Ci siamo visti due settimane fa alla festa per i 90 anni di Ambrogio Vaghi, altro storico consigliere comunale della sinistra varesina. In quell’occasione, e mi fa male ricordarlo adesso, mi disse che il figlio Alberto si stava disintossicando. Che andava lui a comprargli il metadone all’Asl, e che glielo portava a casa. Era un po’ preoccupato solo del fatto che non riusciva a farlo uscire di casa, che stava sempre a letto o davanti alla televisione».

Resta da capire il perché dell’accaduto. Per quale ragione Alberto ha discusso con il padre sino a perdere la testa e a accoltellarlo?

Secondo i vicini i due non avevano avuto litigi prima. Nessuno ricorda liti particolari. Tutti ricordano Alberto e il padre a passeggio insieme martedì, poche ore prima che il parricidio si consumasse.

Secondo i vicini, Alberto era giù di morale perchè non riusciva a trovare lavoro. Si era liberato da alcol e droga e adesso cercava un impiego. Padre e figlio hanno litigato per una ragione sconosciuta. O meglio : Alberto Biggiogero, che ha confessato il delitto, ha spiegato ogni cosa. Gli inquirenti mantengono però il massimo riserbo.