«Sradicare l’abete? Prima togliete l’antenna. O almeno camuffatela»

«E la cultura?» - Il fotografo Alberto Lavit aveva sbottato così al confronto con i candidati sindaco

– «E la cultura? Perché nessuno ne parla?». Sono passate poco più di tre settimane dal momento in cui la voce di Alberto Lavit, fotografo varesino di fama internazionale e fondatore dell’Associazione culturale Parentesi, ha interrotto il confronto tra candidati sindaci organizzato dal nostro quotidiano al Santuccio. La domanda è rimasta lì, sospesa. Ma qualcosa, in questi giorni è cambiato.

«Dopo quello che io considero uno sfogo per come chi si appresta a guidare il governo della città sta trattando la cultura, questa Cenerentola che non merita considerazione, è successo che tutti, ma proprio tutti, hanno iniziato a parlare del tema», spiega Lavit. Qualcuno in modo consono, «qualcun altro in modo decisamente inappropriato, senza idee e come se non conoscesse l’argomento, diciamo», spiega il fotografo.
A Lavit allora abbiamo chiesto di essere da pungolo.

Un artista, e lui lo è, provoca per sua stessa natura. Non può farne a meno. «Volete una domanda provocatoria da girare ai candidati? Eccola: perché andare contro l’opinione pubblica sradicando l’abete di piazza Monte Grappa invece di togliere l’antenna Telecom che oscura San Vittore e il centro ed è una vera oscenità?», dice Lavit.
Che subito dopo rende ancora più interessante la sfida. «Questa stessa domanda la stanno ponendo in questi giorni moltissimi varesini – dice – me ne faccio interprete aggiungendo però un’informazione. Io so che l’amministrazione, per molteplici ragioni, mai potrà eliminare quell’antenna. E allora raddoppio la posta: perché non contattare un artista di fama che intervenga e camuffi quell’orrore? Questo sì è possibile e darebbe a Varese un’aria molto diversa».

L’abete da piazza Monte Grappa lo si vuole però togliere per fare spazio a un’opera del maestro Morandini (una V rovesciata di marmo e granito alta quattordici metri)… «Premessa: Morandini è un artista eccezionale e di fama che conosco e ammiro. E Varese deve accettare un dono tanto prezioso – spiega Lavit – non sono però affatto sicuro che piazza Monte Grappa sia lo spazio più adeguato ad ospitare quell’opera. Capisco che in una logica semplicistica mettere un lavoro di Morandini in una piazza dove l’artista ha già messo mano possa avere un senso. Ma non sono certo che artisticamente abbia valore».
Perché? «Quella particolare opera è imponente, è quasi un obelisco. Necessita a mio parere di uno spazio molto più ampio per essere letta in modo adeguato», spiega Lavit che fa subito una proposta: «Perché non attendere la riqualificazione di piazza Repubblica? Una piazza ridisegnata, ripensata, uno spazio europeo finalmente con un’opera di quel calibro a fare da punto di riferimento – spiega – inutile portare terra e alberi. Un bosco in piazza Repubblica non serve e tra l’altro rischierebbe di diventare di nuovo rifugio per i male intenzionati. Penso che Morandini, in una piazza nuova, davvero pensata questa volta, costituisca un eccellente biglietto da visita per Varese. La stessa opera potrebbe anche essere collocata davanti al museo di Morandini in via Staurenghi. La cultura si immagina senza limiti, rompendo gli schemi».
Ultima provocazione: «Queste sono le mie proposte. Vediamo chi raccoglierà la sfida. Perché siamo tutti felici di vivere nella Città Giardino. Felici, ma abbastanza limitati. Se parliamo di cultura vera».