«Varese città in declino. Deve ancora rinascere»

Il cardinal Scola ha incontrato i fedeli della diocesi. E si è soffermato anche sui problemi del territorio

«In visita pastorale il vescovo si rende presente per convocare, guidare, incoraggiare e consolare il popolo che gli è stato affidato – ha detto ieri sera in una basilica di San Vittore gremita da un migliaio di fedeli e autorità civili e militari -. Questi incontri per me sono occasione di crescita e conoscenza».

Sull’importanza di questa formula di appuntamento ha ricordato che: «4 o 5 anni fa ero a New York per dare una lezione all’università e il cardinal Dolan mi disse che gli aveva telefonato il direttore del “The Wall Street Journal” che avrebbe voluto incontrarmi in redazione la mattina dopo. Mi sono trovato con una ventina di caporedattori e mi disse “vede abbiamo questo costume. Quando passa una persona conosciuta o che interessa a qualcuno di noi, vogliamo fare un’ora o due di conversazione con lei”, perchè va bene tutto, ma il “face to face” è insuperabile. Ecco perchè sono venuto qui. Incontrare la gente in un dialogo molto ben preparato è forse la gioia più grande che ho avuto lungo i miei 26 anni di episcopato».

Non sono mancate sottolineature su Varese «città in declino. Non è più industriale e non è riuscita a diventare turistica». Scola intendeva sottolineare che sta affrontando una fase di cambiamento e non è ancora rinata come altre realtà della diocesi, così come già aveva accennato a dicembre in un incontro al Santuccio organizzato dal Centro Gulliver. Trovandosi di fronte a una grandissima quantità di persone di tutte le età, ha colto l’occasione per rimarcare la necessità e l’importanza di ricreare una comunità vivace anche a livello civile.

Interrogativi che hanno toccato la dimensione adulta delle comunità cristiane, ma anche il coinvolgimenti delle giovani generazioni, senza tralasciare il destino degli oratori, la dimensione culturale della fede, la sottolineatura sul ruolo dei laici e la richiesta di suggerimenti per migliorare le relazioni con movimenti e associazioni.

«Per avvicinare i giovani – ha detto il cardinale – c’è una sola strada quella che ci ha indicato Gesù. La strada del comunicare con semplicità di cuore quello che uno vive, perchè se gli adulti non vivono questa esperienza, non ci sono tecniche o strategie che tengano. Ciò che genera vita è soltanto la vita. Il problema dei giovani in realtà, è il problema di noi adulti. È il problema di una fede che non ha ancora fatto del tutto il passo verso una libertà che si coinvolge e gioca e cerca di potare dentro tutti gli ambiti dell’umana esistenza, il modo di pensare e vedere le cose di sentire e di amare la realtà che è di Gesù».

I giovani hanno bisogno «di avere dei testimoni davanti. Quando li trovano che indicano a loro una strada sicura come quella della fede, seguono».