Cinque colpi alle natiche dopo la droga. Il giallo degli spari arriva in aula

Processo al via. Alla sbarra un 35enne di Vedano accusato di tentato omicidio. Ma vittima e teste chiave sono spariti nel nulla

Sparatoria notturna a Malnate: via al processo che dovrà sciogliere un vero e proprio giallo. Sul banco degli imputati c’è un trentacinquenne di Vedano Olona accusato di tentato omicidio. La vittima colpita alle natiche con cinque colpi di pistola. Per fortuna l’arma era di piccolo calibro: un 7,65. Altrimenti le ferite avrebbero anche potuto rivelarsi mortali.

La sparatoria, avvenuta nella notte tra il 12 e il 13 aprile 2013 in piazza Cavour a Malnate, sarebbe da collegarsi ad affari di droga. L’imputato, assistito dall’avvocato Corrado Viazzo, sostiene però di essere stato lui la vittima designata in quel frangente e di aver sparato nel parapiglia per difendersi. Nel frattempo la vittima e il teste chiave della vicenda, un secondo marocchino presente al momento del fatto, sono letteralmente spariti nel nulla. Forse si trovano in Francia ma al momento sarebbero irreperibili.

I carabinieri del reparto operativo di Varese, coordinati dal pubblico ministero Giulia Troina, hanno ricostruito passo dopo passo l’accaduto. Quella notte ieri è stata rivissuta in aula per la prima udienza del processo.

Secondo la vittima lui e il super teste fantasma quella sera avrebbero contattato l’imputato per acquistare della droga. La vittima, va detto, è stata condannata a tre anni per spaccio e quella notte fu trovata in possesso di 49 grammi di cocaina e 10 grammi di hashish. L’imputato avrebbe accettato l’affare dicendo che lo stupefacente si trovava a Malnate, luogo raggiunto dal trio a bordo della Fiat Panda verde dell’imputato. Il quale avrebbe lasciato i due clienti nella macchina,

posteggiata in piazza Cavour, e si sarebbe allontanato per andare a prendere la droga. Al suo ritorno il trentacinquenne avrebbe estratto una mano dalla tasca impugnando una pistola e dopo aver aperto la portiera del lato passeggeri della Panda avrebbe iniziato a sparare contro la vittima sparendo poi nel nulla. Il testimone avrebbe quindi portato l’amico ferito all’ospedale di Tradate scaricandolo e cercando di sparire, finendo però per essere rintracciato dagli inquirenti. Dove la vittima è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico per sanare le ferite ai glutei e al fianco causate dalla sparatoria.

I militari hanno puntato dritto verso il responsabile arrestandolo, non prima di aver ricostruito tutto partendo soltanto dai frammenti dei vetri dei finis treni della Panda fatti esplodere dai colpi di pistola e lasciati, come sola traccia, sull’asfalto di via Cavour.

L’imputato ha da sempre fornito una versione diametralmente opposta. Erano la vittima e il socio a volerlo uccidere: quei colpi d’arma da fuoco sarebbero dovuti essere destinati a lui che si sarebbe limitato a difendersi. Prova ne sarebbe, per il trentacinquenne, che la sparatoria è avvenuta nella sua auto. Che nessun aspirante omicida utilizzerebbe mai come cornice per un delitto.