«Masterchef mi ha accesa. E adesso sogno cucina e bon ton»

Sylvie Rondeau, quinta classificata al talent culinario:«Grazie Varese, darò una festa»

– L’accento è delizioso, i progetti sono molteplici e chi le ha dato della snob si è sbagliato di grosso. , francese da anni residente a Casciago, si racconta dopo l’esperienza appena conclusa a Masterchef Italia che l’ha vista arrivare tra i primi cinque, sfiorando per pochissimo la finale e attestandosi di diritto tra i migliori chef non professionisti italiani. Bionda e garbata ci tiene come prima cosa a dire grazie. «Grazie Varese, grazie Casciago, grazie a tutto questo splendido territorio. I varesini sono stati meravigliosi, hanno fatto un tifo sfrenato per me, mi hanno sommerso di affetto. Ho ricevuto messaggi, lettere di incoraggiamento e di complimenti. Persino disegni dei più piccoli. Siete stati meravigliosi. Dopo Pasqua vorrei trovare un locale dove poter dare una grande festa alla quale tutti sono invitati».


Tantissimo. È una prova dura. A casa voi vedete pochi minuti condensati ma restare 12, 15 ore in piedi, con la pressione e lo stress della competizione e del tempo che scappa e non basta mai è molto faticoso. È dura, ma ne è valsa la pena. Ne sono uscita rafforzata, ho imparato molto e ho avuto numerose offerte di lavoro stupende.


Ero arrabbiata con me stessa. Mi dicevo: tu queste cose le sai fare bene. Le sai fare meglio di così. Perchè hai sbagliato? L’emozione e lo stress giocano una componente determinante.


Tutti e quattro sono stati estremamente gentili con noi, chef eccezionali e persone estremamente carine. Forse Carlo Cracco è quello che per sensibilità ho sentito più vicino, ma ripeto sono tutte persone dalle quali si ha moltissimo da imparare.


Erica era accanto a me in postazione. È molto brava ed è una grande lavoratrice. Una ragazza davvero splendida. Si faceva 5 ore d’auto ogni volta per essere presente. Per lei era estremamente difficile separarsi da sua figlia. Lasciare un lavoro è accettabile, ma un figlio è una cosa completamente diversa. Quindi arrivava, registrava, poi tornava dalla bimba e aiutava i genitori che sono agricoltori.


Tecnicamente forse era la più preparata. Ma non c’è mai stata una regola. Uno era più bravo in un piatto, un altro risultava migliore il giorno dopo. Conta molto come si reagisce allo stress e, perchè no, serve anche fortuna.


Sabato sera ero alla Tana D’Orso a Mustonate perchè con altre sei persone stiamo lavorando alla stesura di un programma molto particolare. Non posso rivelare tutto ma è una specie di scoperta delle ricette tradizionali. Partiamo dalla Lombardia e ne raccontiamo anche la storia. È un programma che in Italia manca.


Ho preso contatti con l’istituto alberghiero De Filippi per tenere dei corsi di cucina ma anche di bon ton. Si tratta di arte. La cucina ha anche un suo dizionario, c’è un modo di proporla, di presentarla, di servirla. Mi auguro che questo progetto si possa realizzare, mi piacerebbe moltissimo. Amo questo territorio e mi piace anche trarne ispirazione.