«I luoghi pubblici devono unire. Ecco perché Almirante non va»

L’ex presidente del consiglio comunale di Luino Franzetti incalza Pellicini: «Dalla memoria nasce il futuro»

– L’intitolazione di vie o di luoghi pubblici della città sia occasione di pacificazione e non di scontro politico e ideologico. L’appello arriva da , già presidente del consiglio comunale di Luino, il quale torna sull’argomento dopo le proposte pervenute al sindaco di intitolare a e a una via della città. «Sarebbe necessario che le amministrazioni di un coloro propongano di intitolare un luogo cittadino a un grande personaggio, locale o nazionale, che appartenga alla parte politica opposta» propone Franzetti.

E avanza qualche esempio. Se Luino dovesse essere in futuro amministrata dal centrosinistra sarebbe auspicabile che la giunta intitolasse una via all’ex ministro del primo governo Berlusconi , per il suo indiscusso valore di mediatore politico. «Sarebbe bello anche che un consigliere laico proponesse un’intitolazione a quello che fu, a mio parere, il più grande pontefice del secolo scorso, ovvero Papa Paolo VI che qualche luinese ricorda anche perché, da arcivescovo di Milano, venne nella nostra città per amministrare la cresima ai ragazzi» prosegue l’ex consigliere comunale.

Che poi si rivolge a Pellicini. «Proprio con questo spirito, chiedo al sindaco di abbandonare la proposta di intitolare una via ad Almirante e di intitolarla a un grande statista che apparteneva al campo opposto al suo, ovvero , che da segretario del Pci parlò della Nato come di “ombrello protettivo”» dichiara Franzetti.

Insomma, meglio chiudere in fretta la vicenda Almirante; è stato lo storico esponente della destra luinese ad avanzare ufficialmente al primo cittadino l’idea di intitolare all’ex leader del Msi una via di Luino. «Ho intenzione di regalare al sindaco e a Contini il libro “Gli occhiali del sentimento: , un secolo di storia nella memoria di un’ebrea ferrarese”; un racconto intervista in cui la protagonista narra un secolo di storia italiana, dal padre irredentista, alle leggi razziali, alla strage della lunga notte del 43 e alla fuga in Svizzera , durante la quale la madre viene catturata dalle SS» conclude Franzetti.

Il quale chiosa sottolineando che «solo se si ha memoria del passato, si può pensare di costruire un futuro migliore».