Missoni è un nome che nel mondo della moda significa Italia, eleganza e stile inconfondibile. Ma nel Varesotto è qualcosa di più: un simbolo identitario, un punto di riferimento produttivo con radici profonde, capace di portare lavoro sul territorio da generazioni. Dietro pattern ormai iconici e passerelle internazionali, c’è una realtà che continua a dare occupazione e a rappresentare, in modo autentico, il saper fare locale.
Tra timori e indiscrezioni
Non stupisce quindi che stiano circolando con insistenza voci su una possibile vendita del gruppo. Rumors che si inseguono da tempo, senza conferme, e che oggi tornano a rimbalzare con forza dopo un articolo di Repubblica che parla di trattative avanzate.
Da Sumirago però nessuna dichiarazione: solo un prudente “no comment”. Comprensibile, considerando che ogni parola potrebbe alimentare timori tra dipendenti e fornitori. Sta di fatto che diversi investitori esteri sarebbero interessati ad acquisire la quota di controllo.
Negli ultimi anni il marchio ha già attraversato una fase di ristrutturazione: nel 2018 il Fondo Strategico Italiano ha acquisito il 41,2% della società, affiancando la famiglia e sostenendo un importante aumento di capitale da 70 milioni. La maggioranza però è rimasta nelle mani dei Missoni, a tutela anche dei circa 300 dipendenti dello stabilimento varesino.
Lo scenario internazionale
Sul tavolo ci sarebbero più proposte, ma secondo le indiscrezioni il gruppo americano Authentic Brands Group sarebbe il principale interlocutore. Una realtà che negli ultimi anni ha messo a segno maxi-operazioni nel settore moda: da Guess a Reebok, da Champion a Dockers.
Un colosso che oggi controlla oltre cinquanta marchi e genera un giro d’affari globale che sfiora i 32 miliardi di dollari. Numeri che esprimono una strategia di acquisizioni capace di rimodellare il panorama fashion mondiale.
Il peso della storia
Missoni, però, non è un marchio come gli altri. È una maison familiare nata dal genio creativo di Ottavio e Rosita, cresciuta senza mai allontanarsi troppo dalle sue origini territoriali. Un patrimonio che gli eredi custodiscono con discrezione, lontano dai riflettori, fedeli a una cultura aziendale fatta di lavoro e artigianalità.
Oggi la sfida è trovare un equilibrio tra tradizione e dimensione globale. Se la vendita dovesse concretizzarsi, l’auspicio del territorio è che restino intatti i posti di lavoro e soprattutto quello spirito creativo che ha reso Missoni unica. L’anima di un marchio, dopotutto, non si compra: si eredita e si tramanda.













