VARESE – La pressione fiscale locale in provincia di Varese mostra un quadro molto frammentato. Secondo un’analisi della Cisl dei Laghi, su 136 Comuni della provincia, 132 applicano l’addizionale Irpef comunale, mentre 4 non la prevedono. Tra questi, 17 Comuni applicano la quota massima dello 0,8% senza alcuna soglia di esenzione, esponendo le fasce più deboli a una pressione fiscale significativa senza tutele.
L’indagine evidenzia come la maggior parte dei Comuni applichi un’aliquota unica: su 132 enti, 101 hanno scelto questa modalità, e di questi 47 utilizzano la quota massima. Le soglie di esenzione variano notevolmente: 14 Comuni hanno una fascia sotto gli 8.500 euro, 45 tra 8.000 e 15.000 euro e 35 sopra i 15.000 euro. «Le fasce più deboli non hanno una protezione adeguata», commenta Paola Gilardoni della Cisl dei Laghi, sottolineando la necessità di interventi mirati nei Comuni con soglie troppo basse.
Nei centri più popolosi emergono differenze significative: a Busto Arsizio l’aliquota unica è dello 0,8% con soglia di esenzione di 15.000 euro, a Varese la stessa aliquota ma soglia di 8.000 euro, mentre a Como l’aliquota è stata recentemente ridotta a 0,7% con soglia di 15.000 euro. A Gallarate, la riduzione da quattro a tre aliquote ha comportato un aumento delle imposte per i redditi più bassi: «La riduzione avvantaggerà chi ha redditi medio-alti, per chi ha redditi medio-bassi non cambia. Non è equo», spiega Gilardoni.
Tra i Comuni virtuosi spiccano quelli con soglie di esenzione elevate, che garantiscono maggiore tutela alle fasce più deboli: Taino e Ternate (20.000 euro), Comabbio (18.000 euro) in provincia di Varese; Cantù e Cabiate (18.000 euro), Lipomo, Cernobbio e Uggiate con Ronago (20.000 euro) in provincia di Como. «Se questi Comuni ce la fanno vuol dire che è possibile applicare soglie di esenzione più eque», commenta Marco Roberto Pagani della Fnp Cisl dei Laghi, auspicando un dialogo costruttivo con le amministrazioni.
L’addizionale comunale Irpef, introdotta nel 1998, rappresenta una fonte fondamentale di entrata per i Comuni, contribuendo per il 97% con il reddito di lavoratori e pensionati. Insieme a Imu e Tari, è una delle principali imposte locali e può essere modulata con aliquote differenziate e soglie di esenzione, strumenti essenziali per tutelare il potere di acquisto e garantire servizi sul territorio.
I Comuni hanno tempo fino al 20 dicembre per approvare eventuali modifiche per il 2026, con l’obiettivo di rendere la pressione fiscale più equa e sostenibile per tutte le fasce di reddito.













