“Varese passi in Svizzera” Maggioranza schiacciante

VARESE Svizzera? Sì, grazie. Ai varesini la Confederazione, complici l’efficienza dei servizi e i benefici economici, piace eccome. Questa la reazione locale alla proposta di annessione alla Confederazione lanciata dal consigliere federale Dominique Baettig, nata come provocazione e poi rimbalzata nei territori di confine, fino ad arrivare nei giorni scorsi al centro di un sondaggio comasco che non ha lasciato margini di dubbio: i lariani passerebbero volentieri dall’Italia alla Svizzera. E voi? Anche sul nostro sito è

ora possibile scegliere tra Bel Paese e Canton Ticino. Partecipare è semplice: basta digitare www.laprovinciadivarese.it e votare con un click. Un primo sentore sugli umori bosini a tal proposito l’abbiamo testato anche ieri, seppur non virtualmente.
Precisione, ordine, pulizia, ma anche tassazione limitata, moneta forte e autonomia dall’Europa: queste le caratteristiche più invidiate dai varesini ai “cugini”. «Con tutte le agevolazioni che hanno in Svizzera non ci penserei due volte», dice Daniele Continisio. «Conviene per lavoro, per le tasse che si pagano, per gli acquisti. Serve altro?» «La Svizzera funziona bene» aggiunge Erion Spiri, albanese in Italia da quindici anni che per cinque anni ha lavorato in Canton Ticino come muratore, «è l’Italia che non va. Non mi interessano i problemi di traffico o i ritardi dei treni, sono tutte le politiche adottate che sarebbero da cambiare». «Subito e senza pensarci due volte – conferma anche Stefano Colombo – Se ci alzassero anche gli stipendi al loro livello sarebbe il massimo, ma andrebbe bene già farne parte». Una sola perplessità: «La Svizzera si merita di meglio».
Anche i più giovani ne sono convinti: per Varese sarebbe un salto di qualità incredibile su tutti i fronti. «Adesso guardo la Svizzera dal punto di vista di una squattrinata italiana e mi sembra Montecarlo – commenta Elena Barzaghi, neolaureata – cioè un posto dove vai, visiti ed esci in giornata. Un po’ come andare per un giorno alle Maldive, o a Dubai. Rappresenta l’sola felice per noi, e non mi sorprende: lo è sempre stata». «Gli svizzeri hanno un attaccamento al territorio che non ha uguali – dice Valentino Coerazzi, diciottenne con passaporto svizzero – la gente è più solidale con i concittadini, c’è uno spirito patriottico nonostante parliamo tre lingue diverse e una miriade di dialetti, e il tutto concentrato in una minuscola regione in mezzo all’Europa». Ma soprattutto, cosa che più apprezza di casa sua, «esistono uno Stato e una burocrazia che funzionano e dai quali voi siete lontani anni luce». Infatti degli italiani, sia pure la componente limitata ai varesini, farebbero volentieri a meno. «Sicuramente sì – dice Dario Donadini – mi annetterei anche oggi se solo fosse possibile. Gli svizzeri sono organizzati, sono efficienti ed efficaci; quello svizzero è uno “stile” che invidiamo». Quello che vorrebbe lui piuttosto è che la proposta non fosse solo una provocazione: «L’annessione alla Svizzera oggi mi pare più realistica della realizzazione della Padania che una volta proclamava la Lega. Se c’è qualcuno che può sperare di diventare autonomo o di instaurare un sistema efficiente sul modello elvetico non è certo Varese né tanto meno la Lombardia, ma il Veneto».
Francesca Manfredi

e.marletta

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