La ‘ndrangheta di Lonate e il business dell’usura

LONATE POZZOLO Secondo gli inquirenti, la locale di Legnano-Lonate Pozzolo aveva le mani in pasta dappertutto. Ma l’attività principale, quella che assicura la maggior parte dei guadagni e che permette di affermare in maniera diretta (anche con la violenza) la propria autorità sul territorio, è quella dell’usura.
Secondo gli inquirenti, Vincenzo Rispoli, Emanuele De Castro e gli altri agivano in maniera pressoché scientifica. «Essi – spiegano gli inquirenti – individuano imprenditori in difficoltà, quindi singolarmente si presentano per dare un aiuto».

Questa è la fase uno della trappola. Subito dopo scatta la seconda. «Poi – dicono ancora gli investigatori – quando la vittima designata ha l’acqua alla gola, presentano un altro del gruppo e poi un altro ancora, in una sorta di “catena di Sant’Antonio” che, alla fine, trova la parte lesa esposta alle pressioni, intimidazioni e violenze di un gruppo di persone». Il clan chiedeva interessi anche pari al 15% mensile.
Il gruppo non disdegnava poi di gestire attività commerciali che, in apparenza, sono del tutto lecite. Secondo gli investigatori, Rispoli, ad esempio, ha interessi in diversi esercizi che fanno capo a società le cui quote sono intestate alla moglie e ad alcuni prestanome.
La ricchezza del tessuto economico del Varesotto e dell’Alto Milanese fa sì che la locale di Legnano-Lonate Pozzolo sia tutt’altro che secondaria, nell’ambito della struttura malavitosa lombarda. Una prova dello stretto legame con la casa madre calabrese (Cirò Marina, per la precisione) è data dalla partecipazione dei due “pezzi grossi” Silvio Farao e Cataldo Marincola a un summit svoltosi il 3 maggio 2008 presso il crossodromo di Cardano al Campo. I due calabresi giunsero all’appuntamento in compagnia di Luigi Mancuso e di Antonio Benevento.
Sempre il crossodromo di Cardano al Campo fu teatro di un altro importante incontro il 20 gennaio 2009. In quell’occasione, così rivelano gli investigatori, la locale di Legnano si riunì per discutere sull’assetto della «Lombardia» (la “supercosca” che raccoglie le diverse “sedi” regionali) e sull’interpretazione corretta dei legami con la Calabria.

e.romano

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