In classe solo alunni stranieri A Varese apre l’aula d’italiano

VARESE Stranieri va bene, ma integrati è meglio, e su questo principio nasce a Varese il primo «centro di alfabetizzazione» che sta per aprire alla Vidoletti. È dedicato esclusivamente ai bambini di elementari e medie che non padroneggiano ancora lingua e cultura italiana; si parte con due aule lasciate libere dal Csa che ospiteranno i primi 15 iscritti già da lunedì prossimo, 13 settembre, in tempo perfetto per l’avvio del nuovo anno scolastico.
L’amministrazione ha dato il definitivo via libera per le scuole comunali,

ma non è escluso che tra qualche tempo l’iniziativa si possa estendere al biennio delle superiori dove non di rado si presenta il solito problema di apprendimento per chi arriva in Italia. Intanto c’è già la “benedizione” del ministero dell’Interno e, se i risultati si dimostreranno all’altezza delle previsioni come si spera, il modello-Varese anche in questo caso farà da progetto pilota in vista dell’esportazione a livello nazionale.
«Non vogliamo “ghettizzare”», spiega l’assessore ai servizi educativi Patrizia Tomassini, «ma vale l’esatto contrario: stiamo cercando di realizzare nel modo più efficace possibile l’accoglienza e l’integrazione di chi arriva offrendogli l’aiuto necessario. Proprio per questo ci siamo trovati tutti d’accordo». L’idea è arrivata dell’assessore stesso che, oltre ad avere alle spalle l’esperienza di anni di insegnamento, grazie alla partecipazione al progetto Pais del Csa ha toccato con mano le difficoltà “operative”, per così dire, che incontrano le scuole nel lavoro di supporto dedicato a chi deve inserirsi a scuola e nella società senza averne gli strumenti. «Il nostro obiettivo è evitare il ripetersi di situazioni di disagio anche forte che capitano nelle classi con i bambini stranieri che non conoscono la lingua e la cultura generale dell’Italia. Non è solo un problema del diretto interessato, che merita attenzione, ma anche dell’insegnante che fa fatica o che non sempre riesce a seguirlo come dovrebbe, nemmeno con un supporto, e del resto della classe che rischia di essere penalizzata». 
«Noi ci abbiamo messo due educatori a tempo pieno e uno part time, il provveditorato ci ha dato due insegnanti – spiega Tomassini – Al momento dell’iscrizione a scuola i bambini stranieri faranno un test per valutarne la capacità linguistica e, in caso di necessità, saranno dirottati al centro di alfabetizzazione invece che essere inseriti direttamente in classe con gli altri». Lì saranno divisi in gruppi, in base al livello, e faranno lezione proprio come se fossero a scuola per un periodo differenziato a secondo della necessità. Finito il periodo previsto, che potrà durare un paio di settimane o un mese, per dare un’idea, saranno accompagnati in classe dai volontari del servizio civile che staranno con loro per i primi tempi.
Francesca Manfredi

s.bartolini

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