All’Insubria volano gli stracci Presidi e prof contro Dionigi

VARESE L’«involuzione», l’«oggettivo degrado» e l’«assurda gestione della cosa universitaria», i problemi, le promesse mancate e le questioni aperte dell’ateneo «da salvare». Paolo Cherubino, ordinario all’università dell’Insubria ed ex preside della facoltà di medicina, ha inviato ieri a tutto il personale docente e amministrativo dell’ateneo di Varese e Como una lettera che rappresenta una dura critica personale all’operato del rettore Renzo Dionigi.
Una comunicazione interna (quindi riservata, ma non troppo visto che è giunta a circa 700 persone) di cui siamo venuti in possesso,

ma su cui dall’autore esce solamente un perentorio «no comment». Non una voce isolata, però. Piuttosto il segnale di un malessere emerso negli ultimi giorni con altre prese di posizione diffuse prima dal preside della facoltà di Economia Matteo Rocca, poi da quello di Scienze di Como Stefano Serra Capizzano («Ateneo vicino al collasso»). «Cari colleghi, dopo mesi di silenzio seguiti alle mie dimissione da preside, penso sia un dovere morale esprimere qualche considerazione personale sulla situazione del nostro ateneo», così inizia la lettera di Cherubino che precisa subito dopo: «Non è assolutamente mia intenzione iniziare una campagna elettorale per il rettorato, non ho mai avuto e non ho alcuna intenzione di ricoprire la carica di rettore». E poi l’avviso ai naviganti: «Per i pochi che non lo hanno capito, le mie dimissioni da preside sono state la conclusione di una evidente frizione con il rettore sulla gestione dell’ateneo, sulla mancata programmazione di linee di sviluppo concordate non solo con i suoi “yes-men” ma con tutte le componenti universitarie corresponsabilizzate».
A questo punto Cherubino sottolinea l’«involuzione che il nostro ateneo ha intrapreso negli ultimi tempi, con un oggettivo degrado per una assurda gestione della cosa universitaria», elencando diversi «episodi di estrema gravità». Ad esempio, la questione del corso di laurea di economia a Como, attivato “con riserva” dal Senato accademico contro il parere della facoltà (su cui si era espresso il preside Rocca nella sua lettera precedente): «Ha del ridicolo – commenta Cherubino – Sul sito web ufficiale di ateneo si chiedeva allo studente che voleva immatricolarsi di presentarsi agli uffici con carta di identità e ricevuta del versamento delle tasse, senza che venisse assicurata l’attivazione del corso». Poi, la questione della laurea honoris causa a Umberto Bossi: «È pietoso che non vi sia stata una risposta ufficiale alla campagna di ridicolizzazione del nostro vertice apparsa su molte testate a diffusione nazionale».
E ancora i problemi dei ricercatori: «Vengono presentate come realizzabili promesse che non sono assolutamente mantenibili – attacca Cherubino – tanto il rettore, volente o nolente, entro due anni non sarà più rettore. E la responsabilità del non mantenere le promesse ricadrà sul suo successore, chiunque sia». Per passare all’edilizia, tra la cascina polilaboratoristica «ferma dopo 13 anni» e la sede di via Ravasi di cui «ancora non si capisce bene il destino»: «La realtà è che altre sedi universitarie anche più giovani della nostra hanno avuta una gestione ben più accurata delle proprie risorse». Si finisce con «l’assenza di attività culturali che coinvolgano le città» e «l’assenza di rapporti con le istituzioni locali». In pratica una critica a tutto campo alla dirigenza attuale. Con riflessione finale: «Penso sia indispensabile a questo punto che quanti vogliono salvare l’ateneo si incontrino per iniziare ad elaborare una proposta seria e concreta».
Piero Orlando

s.bartolini

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