Il terremoto spacca l’Insubria Oggi in Senato Dionigi replica

VARESE Nei corridoi dell’università non si parla d’altro, sul web il dibattito continua e il rettore annuncia che replicherà punto per punto in Senato accademico. Ma intanto gli altri presidi prendono le distanze dalle modalità della contestazione che provoca «gravi danni di immagine» all’ateneo. Il giorno dopo la “bomba” scatenata dalle lettere di Paolo Cherubino e di due presidi di facoltà con tanto di protesta finita sui giornali, nell’università dell’Insubria è il momento dei falchi e delle colombe.

E i nervi restano tesi.
Di certo, al momento, c’è solo che la lettera di Cherubino professore ed ex preside (dimissionario) di medicina inviata due giorni fa a tutto il personale docente e amministrativo dell’ateneo di Varese e Como, ha scatenato un putiferio, raccogliendo a sua volta appoggi e critiche. Presentava l’elenco di tutte le questioni che rappresenterebbero l’«involuzione» e l’«oggettivo degrado» dell’ateneo, ma anche l’«assurda gestione della cosa universitaria» della dirigenza. E seguiva quella inviata da Matteo Rocca, preside della facoltà di Economia, che descriveva i problemi dalla decisione del Senato accademico di attivare il corso triennale in Economia e Management a Como nonostante il parere contrario della facoltà (per carenza di docenti di ruolo): «Auspico – si leggeva- che le decisioni su questioni così cruciali possano avvenire in futuro in un clima di maggiore condivisione». Poi c’era stata quella di Stefano Serra Capizzano, preside della facoltà di Scienze di Como, che si concludeva: «Per il bene dell’Insubria i vertici dell’ateneo dovrebbero considerare le proprie volontarie ed immediate dimissioni».
«Risponderò nel merito in Senato accademico e dopo ne parlerò anche con la stampa» replica il rettore Renzo Dionigi a “La Provincia di Varese”, spiegando che quella è innanzitutto la sede opportuna per replicare alle critiche ricevute. L’appuntamento, quindi, è per oggi pomeriggio alle 15.30, con una seduta (straordinaria, ma convocata già da tempo) del Senato che si preannuncia infuocata. Ma intanto il dibattito interno si è già scatenato. Sui meccanismi decisionali e le singole questioni, il corso di Economia a Como attivato “con riserva” e i problemi dei ricercatori in primis. Ma anche sul “metodo” con cui è stata sollevata la discussione: giusto che diventi pubblica o meglio discuterne all’interno?
Il preside della facoltà di Scienze di Varese Alberto Coen Porisini non non ha dubbi: «Per rispetto alle istituzioni, questa discussione prima di finire sui giornali era da compiere in Senato accademico e in consiglio di amministrazione. È curioso invece che esternazioni fatte per posta elettronica diventino di dominio pubblico. I problemi poi ci sono ed è giusto discuterne, ma sono dispiaciuto che l’ennesima polemica interna si traduca in bordate giornalistiche che ingenerano confusione e danno di immagine». Ancora più dura Maria Paola Viviani Schlein, preside di Giurisprudenza, che ci tiene ad esprimere «piena solidarietà al rettore e al rettore vicario» di fronte alle critiche di «due presidi, non tre come è stato detto in qualche caso, un elemento di rilievo in un ateneo che ne ha cinque in tutto». Viviani critica apertamente l’operazione dei “contestatori”: «Non si possono attaccare in questo modo le istituzioni per malumori, anche se giustificati, piccole vendette od odi personali. Sono indignata per questa campagna irrituale e diffamatoria avvenuta nel momento delle iscrizioni con un danno incalcolabile al mio ateneo e alla mia facoltà. L’Insubria non è certo al collasso, ha i problemi che attanagliano in generale le università. Ma deve anche gran parte del successo di questi 12 anni al suo rettore, lo dico da persona libera, mai morbida né asservita alla dirigenza».
Per la preside di Giurisprudenza è vero che sul corso di laurea di Economia a Como ci sono stati problemi, «ma la ragione sta da entrambe le parti, è mancata una collaborazione preventiva. Ormai però mi preoccupano i danni di immagine per la mia facoltà, reduce da successi straordinari, salita al 6° posto in Italia nella graduatoria Censis, di fronte a denunce pubbliche sull’ateneo fondate quasi sul niente».
Piero Orlando

s.bartolini

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