Teatro-canzone su Ambrosoli Lo spettacolo di Maciacchini

VEDANO OLONA Uno spettacolo nato da un incontro, un testo scritto partendo dalle parole dei testimoni di una vicenda buia della storia recente, quella della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, costata la vita all’avvocato milanese Giorgio Ambrosoli. Luca Maciacchini, alfiere varesino del teatro-canzone, ha scritto insieme a Michela Marelli lo spettacolo “Giorgio Ambrosoli”, che giovedì 19 maggio alle 21 sarà rappresentato nella sala consiliare di Villa Aliverti, in piazzetta della Pace a Vedano Olona con ingresso libero.

«Lo spettacolo è nato per caso – racconta Maciacchini – nel 2008 venni chiamato ad esibirmi durante una cena di beneficenza per un’associazione milanese. Promotrice dell’evento era Anna Loi Ambrosoli, moglie dell’avvocato ucciso». Da qui nacque l’idea di uno spettacolo teatrale interamente dedicato alla figura di Ambrosoli, che ha preso forma grazie ai racconti della moglie Anna e del figlio Umberto, autore anche del libro “Qualunque cosa succeda”.

Un altro libro, da cui poi Michele Placido ha tratto un omonimo film, racconta della vita di Ambrosoli: “Un eroe borghese” di Corrado Stajano. Ma in teatro, nessuno ha mai raccontato la vicenda dell’avvocato milanese che divenne commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, braccio finanziario degli intrecci tra mafia e politica che caratterizzarono l’Italia degli anni ’70-’80. E proprio la mafia uccise Ambrosoli, assoldando un killer italo-americano, William J. Aricò detto “Bill lo Sterminatore”. Una figura chiave anche nello spettacolo di Maciachini, che si sofferma su un particolare realmente accaduto: Aricò, prima di sparare, disse «mi scusi, avvocato Ambrosoli». «Ci piace pensare che rimase impressionato dalla dignità con cui Ambrosoli guardava in faccia la morte» dice Maciacchini.

Lo spettacolo, secondo lo stile dell’autore, è ricco di canzoni: “La Ballata di Don Mike”, un racconto ironico degli interessi che legavano Michele Sindona alla mafia italo americana, e si chiude con “Essi non sono più”, un elenco delle vittime di mafia negli anni ’70.

«La figura di Ambrosoli è affascinante perché può essere vista in chiavi differenti: un uomo diventato eroe perché capace di compiere fino in fondo e con onestà il proprio dovere, oppure uno che “se l’andava cercando”, come ha dichiarato Andreotti a “La Storia siamo noi” – dice Maciacchini – È la logica del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto». Perché Ambrosoli sapeva che la posta in gioco poteva essere la sua stessa vita. Ma, come scrisse alla moglie pochi mesi prima di morire, «lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese. A quarant’anni, di colpo, ho fatto politica in nome dello Stato e non per un partito».

Chiara Frangi

e.marletta

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