I principi all’osteria di Varese «Per l’Italia ci vorrebbe un re»

VARESE Nuovi cavalieri cercansi. Nobili si, ma d’animo. Perché quello di cavaliere è un titolo che si acquisisce per la moralità, lo spirito altruistico, la fede religiosa, la propensione alle buone azioni. Non guasta neppure conoscere qualche uso del passato, come il baciamano o l’inchino.

Ieri, prima al caffè Zamberletti poi all’osteria “Cose d’Altri Tempi” di Bizzozero, si è svolto l’incontro degli ordini di Casa Savoia. Hanno partecipato proprio tutti, ovvero l’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, quello di Santissima Annunciata, l’ordine Civile e quello della Corona d’Italia.

Un’occasione per porgere i saluti ufficiali al nuovo vicario di Varese, il cavalier nobile don Pierangelo Berlinguer, che ha detto: «Nostro obiettivo è implementare le adesioni (nella provincia di Varese sono 40, ndr) e riuscire così a realizzare opere buone per la città, specialmente per l’ospedale».

Gli aspiranti cavalieri, così come le dame che sono anche loro benvenute, per guadagnarsi il titolo, devono superare tre anni di prove durante le quali devono dimostrarsi presenti e disponibili. Devono anche pagare una quota che, giurano i membri dell’ordine, «è accessibile a chiunque».

Ieri era presente anche il principe Alberto Giovanelli seguito dal cavaliere di gran croce Stefano Di Martino, che fino a qualche mese fa era nel consiglio comunale di Milano. La riunione al caffè Zamberletti si è aperta con un siparietto che ha visto protagonista il ministro Roberto Maroni, che passava di lì.

«Lo so che la tua cravatta è fatta in Cina» gli ha detto Di Martino. Questi, infatti, durante un viaggio di lavoro in Cina, ha accompagnato Matteo Salvini da Zegna, dove ha comprato uno stock di cravatte verdi da regalare ai suoi compagni di partito.

«Se fosse per noi Maroni avrebbe anche potuto partecipare all’incontro» hanno affermato i cavalieri, che non hanno perso occasione di dire la loro sulla monarchia». «C’è voglia di pulizia e di valori, in Italia non c’è più senso dello Stato – ha commentato dopo pranzo il principe Giovanelli – Penso che tra un re che è stato educato a governare e un presidente che è figlio dei partiti, la gente tornerà a preferire la figura del re. Penso che Emanuele Filiberto possa ambire a questa carica perché ne ha le doti».

s.bartolini

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