Il popolo della Lega in piazza Doppia vittoria per Maroni

Anche la piazza di Milano è per Bobo. Che consegue due vittorie nello stesso giorno: essere più acclamato di Bossi e la convocazione di tutti i congressi. Compresi quelli provinciali da rifare entro tre mesi. Mentre i nazionali entro giugno. La decisione è arriva dal consiglio federale, che si è riunito alle 13.30, ed è durato meno di un’ora. Rimane solo il mistero di Varese: sembra che non sia ancora chiaro se la delibera federale preveda di rivotare per il segretario provinciale, o solo la votazione dei delegati al congresso nazionale.

Un’eccezione nella culla della Lega che, dicono i maroniani, i militanti no digerirebbero, visto che nelle altre province si rivota da capo. In questo caso, sembra che il direttivo provinciale, maroniano sei contro tre, potrebbe proporre la sfiducia all’attuale segretario provinciale Maurilio Canton.

Insomma, si riapre la guerra a Varese. E naturalmente sui nomi dei possibili candidati non c’è nessuna indiscrezione, se anche Varese al voto. Anche se potrebbe tornare in pista quello di Leonardo Tarantino. O di Alessandro Vedani, che nei giorni della rivolta è stato un grande capopolo. Senza contare che c’è chi rivorrebbe Stefano Candiani.

«Il capo aveva dato la sua parola – dice il sindaco Attilio Fontana – la democrazia è sempre stata importante nella Lega. Oggi lo è ancora di più». E il presidente della Provincia Dario Galli: «È stata una giornata importantissima, sia in piazza che nel federale».

La manifestazione ha mantenuto i toni di protesta contro Monti, ma è anche stata l’ennesimo plebiscito per la figura di Roberto Maroni. Dal palco, dopo aver dato la parola a qualche rappresentante degli enti locali, a prendere la parola è stato solo Umberto Bossi. Accanto a lui tutti i colonnelli, tra cui il Bobo, ma anche Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli, Rosi Mauro e Marco Reguzzoni. L’ex capogruppo è stato a fianco del capo durante tutto il corteo, ma c’è anche Maroni.

Bossi attacca i giornali che «vogliono farci vedere divisi», ma poi si contraddice perché ripete più volte la parola «pace». «Tutti hanno fatto un passo indietro per il bene della Padania – dice – sia Maroni che Reguzzoni». La chiama addirittura «la pace di Milano».

A un certo punto chiede ai «contendenti» di stringersi la mano. Maroni appare rilassato e a suo agio sul palco. Ma alla richiesta gli scappa una smorfia di disappunto ironico. È Reguzzoni, che sfoggia anche lui sorrisi e tranquillità, a fare il primo passo. Si dirige dall’altra parte del palco e prende la mano di Maroni, che ricambia con poco entusiasmo. Subito dopo afferra quella del capo e la eleva verso l’alto. Bossi prova anche a far fare la pace tra Bobo e la Mauro, ma i militanti fischiano.

La tensione c’è stata. Durante il corteo un ragazzo che teneva il cartello «Il cerchio magico non quadra» è stato spintonato da un addetto alla sicurezza interna.

Ma i maroniani che hanno osato dire la loro esplicitamente, e si sono affrettati sotto il palco, conquistando la prima linea, erano tanti, troppi per essere intimiditi. Le prime file erano dominate dai bresciani della Val Camonica, che si sono creati delle pettorine verdi con la scritta «Bossi Bobo boys». E hanno sfoggiato una serie di striscioni. Tra cui uno uno contro il cerchio magico: «Il cerchio è stato inquadrato. Il gioco è terminato». Accanto a loro i varesini, con un’abbondanza di bandiere che raffiguravano il Ducale, la bandiera dell’Insubria. Lunedì sera alle 21 a Somma Lombardo un incontro con Roberto Maroni, nella sala Giovanni Paolo II in via Marconi.

Marco Tavazzi

e.marletta

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