Il Mistero Buffo di Franca Rame «La mia vita è bellissima»

VARESE «Sono in una fase di vita eccezionale e bellissima, piena e appagante. Scrivo, rivedo lavori del passato, aiuto Dario nelle sue mille attività. E poi il teatro, finalmente, dopo tutti questi anni di silenzio».

Franca Rame parla con tono pacato, ma si capisce che la gioia è parecchia e si trasmette soprattutto al pubblico del nuovo “Mistero buffo”, che i due attori portano in scena nei teatri italiani con un’energia da trentenni. Domani, alle 21, saranno al teatro Apollonio di Varese, un altro ritorno, in una città che Franca abitò ragazzina con la sua famiglia di attori girovaghi, marionettisti fin dal Seicento, con papà Domenico capace di costruire e portare in giro un teatrino smontabile da 400 posti, «coperto e plafonato, con camerini, servizi d’acqua e luce elettrica, persino col telefono», come scrisse nel 1942 Giovanni Cenzato nel suo libro “Piccolo mondo provinciale”.

Una famiglia numerosa, tra genitori, figli e nipoti, «con un figlio, ora alle armi, allievo del Centro sperimentale di cinematografia, e un’altra che è detta “la piccola Duse», scrisse il giornalista e commediografo milanese. Franca era bellissima e, come tutti i figli d’arte, non temeva il palcoscenico. «Tutti gli attori quando vanno in scena, sono tesissimi, hanno le mani sudate. Io mai, proprio perché fin da bambina sono stata in scena. Mi mette molto più a disagio lo stare in un salotto con gente che non conosco».

Nata a Parabiago, «ma con il lavoro di papà i figli nascevano chi qua chi là», nel 1929, Franca Rame ha lavorato nella rivista, con Tino Scotti, nel cinema – la ricordiamo splendida e platinatissima in “Caporale di giornata”, film di Bragaglia del ’58, con il “povero ma bello” Maurizio Arena – in televisione e ha girato parecchi sketch pubblicitari. A 24 anni le nozze con Dario Fo e il nuovo percorso artistico, la Compagnia Fo-Rame fondata nel 1958, gli spettacoli nelle fabbriche e nelle università occupate, la nascita di “Mistero buffo”.

«Dario lo scrisse tra il ’67 e il ’68 nella casa di mia madre sopra Cernobbio, dove abitavamo allora con nostro figlio Jacopo e i figli di mia sorella e mio fratello. Era un posto tranquillo, i ragazzi andavano a scuola e noi preparavamo le nuove commedie. Poi vendemmo la casetta, perché con tutti gli impegni teatrali ci si andava solo il fine settimana».

Il ritorno sulle scene di Dario e Franca «abbiamo quasi 168 anni in due», è stato voluto soprattutto da lei: «Sono stata io a spingerlo, mi sentivo disoccupata, la mia professione è il teatro, abbiamo fatto sette spettacoli in due mesi e ci arrivano richieste da ogni parte d’Italia. I teatri sono esauriti, il pubblico ci manifesta rispetto, stima e simpatia ed è splendido toccare con mano l’emozione della gente».

L’intervista completa alla grande Franca Rame sulla Provincia di Varese in edicola domani, sabato 18 febbraio

s.bartolini

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