Alto Varesotto, è tempo di caccia Occhio a rispettare le regole

La stagione della caccia è iniziata da poche settimane e anche quest’anno gli uomini del Nucleo Faunistico Provinciale affiancati dal Corpo Forestale dello Stato, sono impegnati nel monitorare l’attività

La caccia coinvolge molti appassionati, un hobby che muove una vera economia ma che porta con sé anche problemi per l’ambiente e, spesso, l’uomo.
La presenza di fauna nelle valli Varesine è massiccia con una grande quantità di ungulati che si spingono anche nelle zone abitate causando delle volte pericolosi incidenti stradali e danni alla culture. Una situazione che ha visto svilupparsi molto “caccia di selezione”, attività che necessita di brevetti e qualifiche aggiuntive, spesso nel mirino delle associazioni animaliste ma utile per abbassare il numero della popolazione dei selvatici che vivono in ambienti urbanizzati.

Se sui cinghiali al cesio radioattivo si sta ancora indagando, uno dei problemi principali dell’attività venatoria è sicuramente il rispetto delle regole che garantiscono non solo un prelievo faunistico stabilito dall’organo di ricerca nazionale (ISPRA) ma salvaguardano anche l’incolumità degli stessi cacciatori e terzi frequentatori delle aree boschive.
I controlli del Nucleo Faunistico sono costanti ed estesi, un’attività capillare volta alla prevenzione dei piccoli reati come e dei grandi, su tutti il bracconaggio, la repressione della caccia di frodo non conosce pause e si svolge 24 ore al giorno con pattugliamenti notturni nei boschi. Come spiegano le guardie provinciali bisogna dividere la piccola infrazione, che può essere l’attività di caccia esercitata a distanza non consentita dalle abitazioni a volte causa d’incidenti, e l’attività di frodo vera e propria. Come più volte sottolineato il bracconaggio comprende invece gravi reati come l’abbattimento sistematico di specie non consentite e l’utilizzo di trappole e tagliole. Il bracconiere spesso non ha mai avuto la licenza e si serve di armi non denunciate, pianifica le battute arrivando in provincia anche da altre regioni se non dall’estero, danneggiano gli stessi cacciatori regolari che, molto spesso, aiutano le guardie provinciali e la Forestale nella denuncia nella sua cattura.
Un altro problema che a ogni stagione venatoria incide negativamente sui boschi è quello dei resti degli spari. Bossoli e cartucce, esplosi in grande quantità penetrano nella terra inquinandola con le loro componenti in piombo. «Alcune zone di caccia consentono solo l’uso di cartucce in altri materiali, ma purtroppo non è così ovunque si cacci –dicono anche da Legambiente- Questo divieto a volte non viene rispettato per non curanza o perché l’uso di un’arma diversa sarebbe una spesa aggiuntiva per il cacciatore diventando un problema di cultura e civiltà il più delle volte –proseguono- Va riconosciuto però che le gravi problematiche ambientali sono altre, ma questa dispersione di piombo, plastica e altri residui dello sparo non possono che peggiorare la situazione già critica di alcune nostre aree verdi».