Baff promosso, il bilancio del sindaco «Apriamolo a chi ha ancora pregiudizi»

Farioli manda in archivio l’edizione 2015 del festival come «la più ricca di sempre»

– «Abbiamo un Festival consacrato. Ora è da consolidare per raccogliere i frutti, ma anche da aprire a chi lo guarda ancora con spirito di pregiudizio». È il bilancio del sindaco, e in questo caso anche assessore alla cultura, , al termine di un’edizione del B.A. Film Festival che non ha esitato a definire, a caldo, «forse la più ricca e significativa di sempre».
Ora, riflettendo sul tema “Non di solo pane”, a freddo, spiega così il concetto: «Per la soddisfazione, da un lato ci sentiamo appagati, e quindi sazi, ma dall’altro sentiamo il desiderio di ulteriore pane, da avere e da condividere. Ma più che un bilancio consuntivo, questo è nel contempo un punto di arrivo e di partenza».

In particolar modo quest’anno, con l’Expo alle porte, «perché è vero che scendono i titoli di coda su una settimana di eventi – ricorda Farioli – ma non su un impegno e su un percorso che proseguirà con altri incontri e iniziative durante i sei mesi di Expo, per mettere ulteriore sale nel pane, ma senza appesantirlo». Ma che la sfida sia stata vinta, è fuor di dubbio, nell’aver centrato in pieno «l’ambizione o per certi versi la velleità

di essere sia popolare sia al servizio di un cinema che troppo spesso non si vede nelle sale – spiega il primo cittadino – mettendo insieme, per citare ancora una volta Birdman (la frase «la popolarità è la sorella “zoccola” del prestigio» che il sindaco ha fatto echeggiare all’inaugurazione al cinema Manzoni), popolarità e prestigio, successo e valore».
Così ora, sull’eco delle riflessioni alte sul cinema della giornata di chiusura, «con umiltà e ambizione – fa notare Farioli – la semina di questi anni è da consolidare attraverso una trasversalità culturale che il grande ha giustamente rimarcato nel corso della “masterclass” all’Icma, opponendosi all’idea diffusa secondo cui teatro, cinema, musica e letteratura debbano correre su binari distinti se non in contrapposizione tra loro. I contenitori hanno opportunità e nascondono insidie ma possono vivere solo grazie ai contenuti. E la popolarità e il successo del Baff sono ancorati a contenuti di valore».
Anche perché «quella che agli inizi appariva come velleitaria autoreferenzialità» ormai ha ceduto il passo ad un «lavoro di “condivisione del pane”, nelle scuole, nelle sale d’essai, che consente di lavorare su un terreno fertile».

Perché parliamo di un festival che, come sottolinea il sindaco, è stato «consacrato e benedetto dal parere unanime di tutti gli ospiti che ci hanno segnalato con sfumature diverse l’identità e l’unicità di questo festival, indispensabile per il sistema cinema, in mezzo a tanto ciarpame, spreco e ripetitività, anche se non dovrei essere io a dirlo. Ora dobbiamo fare in modo che queste consacrazioni possano servire da stimoli a superare la chiusura di molti. Per continuare nella metafora, il festival non dev’essere una “Messa cantata” ma aprirsi in una sorta di “visione conciliare”, per convincere anche chi non lo è già della bontà di idee e di format e per acquisire ciò che rimanendo chiusi nel pregiudizio non potrebbe essere colto come segno di miglioramento».