Caro ministro, a questa terra servono risposte concrete

Egregio Signor Ministro,

la sua presenza in provincia di Varese ci onora e ci rende orgogliosi, in un momento così delicato e decisivo per il futuro della Giustizia italiana, su cui Lei sta lavorando con quello stile pragmatico e senza troppe fanfare che è proprio della nostra gente. Ma la giustizia in provincia di Varese chiede risposte: a domande di cui ci facciamo portavoce.

«Siamo in difficoltà»: il presidente del tribunale di Varese Vito Piglionica lo aveva sottolineato in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in corso. E i numeri gli danno ragione. Il problema macroscopico è la carenza di personale ormai cronica. Una carenza che riguarda sia il numero dei magistrati – qui lo scoperto si attesta attualmente sul 35% – sia il personale amministrativo.

Personale amministrativo sotto organico del 40% nel palazzo di giustizia del capoluogo. Se per i magistrati si annuncia uno spiraglio entro febbraio, con cinque nuovi giudici destinati a Varese, per quanto riguarda il personale amministrativo non si intravedono soluzioni. Anzi, in base all’analisi della presidenza del palazzo di piazza Cacciatori delle Alpi, il problema non potrà che peggiorare.

Questo perché l’età media del personale varesino si attesta sui 50 anni. Personale “anziano”, che si avvicina, con numeri importanti, all’età pensionabile. In sintesi il tribunale di Varese continua a perdere amministrativi che non vengono più sostituiti: i concorsi sono ormai bloccati da anni. Il risultato: a Varese vengono a turno chiuse le cancellerie per recuperare personale; cancellerie che non riescono a garantire il servizio per le 15 ore settimanali previste dalla norma.

La camera penale di Varese, per sottolineare la problematica denunciando il disservizio che il fatto crea agli utenti della giustizia, ha proclamato lo stato di agitazione con quattro giorni di astensione dalle udienze calendarizzati tra il 14 e il 17 ottobre 2014. La giustizia varesina è di fatto fanalino di coda in Italia: un solo giudice a disposizione per ogni 21.738 abitanti.

Il settore civile, quello che più è utilizzato dai cittadini (recupero di crediti, ad esempio, o divorzi) è il più penalizzato con 11.400 procedimenti pendenti. Ciascun giudice ogni anno fronteggia una media di 600 casi, tra le più alte in Italia.

A Busto Arsizio il problema appare ancor più drammatico, in quanto il Tribunale attualmente presieduto da Edoardo D’Avossa, a seguito del riordino della geografia giudiziaria avviato dal Suo predecessore avv. Paola Severino, è diventato il secondo in Lombardia per bacino d’utenza, passando da 465mila a 683mila abitanti (grazie al provvedimento che ha riportato la giurisdizione dell’ex distaccamento di Rho sotto la competenza del Tribunale di Milano).

Così un tribunale che pochi anni fa veniva definito “svizzero” per efficienza, produttività e rapidità nell’esecuzione dei processi (caratteristiche fortunatamente ancora attuali), si è trovato a fronteggiare problematiche logistiche e di personale che ne mettono a rischio la tenuta. Anche qui, sono i numeri a “parlare”: a Busto Arsizio operano 22 magistrati effettivi (cui se ne dovrebbero aggiungere altri quattro) su un organico di 32, mentre il personale amministrativo è composto da 72 addetti, di cui una decina part-time, contro una pianta organica di 124. Anche gli effettivi della Procura, 12 pubblici ministeri dopo l’arrivo di quattro nuove forze a febbraio, scontano una carenza di personale amministrativo valutata attorno al 50%: il recente rafforzamento non è stato accompagnato da nuovo personale amministrativo.

A questi problemi si aggiunge quello dell’inadeguatezza strutturale del Palazzo di giustizia, che necessiterebbe di interventi di ampliamento o di riorganizzazione degli spazi interni che però contrastano con il principio di impatto a costo zero del riordino della geografia giudiziaria. Ecco perché, signor Ministro, le chiediamo risposte e un aiuto: siamo orgogliosi della qualità della nostra Giustizia ma vorremmo che venga adeguatamente sostenuta dalle istituzioni con provvedimenti non più rinviabili.

Grazie per l’attenzione, restiamo in attesa di una risposta.

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