«Come ha fatto a salire su quel volo? Mai firmati documenti di espatrio»

Il padre del bambino, Marco Brignoli, non si capacita di come suo figlio sia stato messo su quell’aereo

– Cinque giorni di silenzio poi dai Carabinieri di Varese un fulmine a ciel sereno, QUEL fulmine che aleggiava già nell’aria: Cristian si trova in Russia.

«Sapere che sta bene è già qualcosa – commenta Marco Brignoli, il padre del piccolo Cristian – ma siamo solamente all’inizio. Non abbiamo però altre notizie rispetto a quanto raccontatoci dai Carabinieri. Tra il legale e le prime indicazioni della Farnesina pare che si potrebbe avere un primo sviluppo temporaneo delle vicende in massimo sei settimane».

Saputa la notizia i familiari hanno provveduto immediatamente a sentire il legale e la Farnesina. Tante sono ancora le incognite che ruotano dietro al piano della madre del bimbo di sottrazione del figlio. Quasi nessuna coincidenza, tutto organizzato precedentemente. L’obiettivo della donna era portare Cristian in Russia.

«Ancora non mi capacito come abbia fatto a farlo partire in aereo – continua il padre Marco -. Date le origini della madre, aveva la doppia cittadinanza e probabilmente anche il doppio passaporto, ma per poter andare avrebbe dovuto avere anche un documento di espatrio che né io né i miei genitori abbiamo mai firmato».

Oltre all’incognita di come la donna abbia fatto a mandare il bambino in Russia c’è anche l’interrogativo di dove sia lei adesso. Partita per la Russia con un’identità diversa? In Francia in zona Nizza (aeroporto di partenza di Cristian)? O ancora in Italia?

«Per quel che ne sappiamo e per quel che ci è stato comunicato, lei potrebbe essere ancora in Italia – conclude Marco Brignoli -. So che in Russia aveva il padre e un fratello e probabilmente adesso mio figlio è con loro. Lei potrebbe essere tornata nelle zone di Torino. Domani (oggi per chi legge) dovrebbero comunicarci eventuali sviluppi della vicenda».